giovedì 4 aprile 2013

Recensione "La collezionista di ricette segrete" di Allegra Goodman

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,

vi parleremo oggi di un libro che si trova ERRONEAMENTE ― almeno secondo noi ― nell'elenco delle Austen Inspired Novels tradotte in italiano. 
In parecchi lo hanno paragonato a Ragione e Sentimento, compresi New York Times Bestseller e People, e molti hanno acclamato Allegra Goodman, la sua autrice, come l'erede di Jane Austen. 
Era scontato, inoltre, che dopo la dichiarazione di Publishers Weekly:  
«Se c'è un'autrice moderna degna di ereditare lo scettro di Jane Austen, è senza dubbio Allegra Goodman»
Newton Compton, casa editrice italiana del libro in questione, adottasse questa frase di grande effetto per la fascetta del libro. 
Ma noi Lizzies non siamo assolutamente d'accordo con Publishers Weekly e, secondo noi, La collezionista di ricette segrete è un libro lontano anni luce da Sense and Sensibility. 
Proveremo a spiegarvene il perché.



SCHEDA LIBRO

Autrice: Allegra Goodman
Titolo: La collezionista di ricette segrete
Titolo originale: The Cookbook Collector
Traduzione di Carla De Caro
Casa Editrice: Newton Compton
Collana: Anagramma
pagine: 416
Prezzo: € 9,90
Data Pubblicazione: 4 aprile 2012
Descrizione: Emily e Jessamine Bach sono due sorelle molto diverse tra loro. Emily ha ventotto anni ed è già a capo di un'azienda informatica, mentre Jess, fresca di laurea in filosofia, è una grande sognatrice e lavora part-time in una piccola libreria indipendente. Razionale e ambiziosa luna, romantica e ingenua l'altra, Emily e Jess sono molto diverse anche in amore: Emily ha un fidanzato in carriera e Jess si perde tra mille storie inconcludenti, sotto gli occhi gelosi del suo capo George. Sarà proprio lui, con l'aiuto di un'antichissima collezione di libri di ricette, a guidarla passo dopo passo, ingrediente dopo ingrediente, alla scoperta del vero amore. Ma anche per la solida Emily il destino ha in serbo sorprese e rivelazioni che potrebbero cambiarle per sempre la vita...

RECENSIONE
Ma dov'è Ragione e Sentimento?

Prima di leggere questo libro ero quasi certa di trovarmi davanti all'ennesimo retelling in chiave moderna di  Sense and Sensibility, un'altra interpretazione del romanzo sul tipo di Tutto da capo di Catherine Schine.
Non so se ne fossi rassegnata o entusiasta, in realtà.

Le protagoniste del romanzo sono due sorelle, una molto razionale e una più giovane e idealista, che compiono il loro percorso di formazione. Emily e Jessamine sono molto più giovani di Annie e Miranda di Tutto da capo della Schine ma, in principio, sembrano quasi ripercorrere lo stesso sentiero.
Jess aveva una teoria su tutto ma le sue idee cambiavano di giorno in giorno. Era difficile per Emily ricordare se sua sorella fosse principalmente femminista o ambientalista, vegana o vegetariana. Mangiava il pesce? O forse tutto ciò che aveva una faccia era proibito? Nel dubbio, Emily lasciava sempre che fosse Jess a scegliere il ristorante quando andavano a mangiare fuori.
Jess e Emily abitano lontane dal padre perché questi, vedovo, si è risposato con una donna più giovane, Heidi, da cui ha avuto altre due figlie. Ma, al contrario di John Dashwood - il fratello di Elinor e Marianne -, Richard Bach è sempre pronto ad accogliere a braccia aperte le sue ragazze: sono loro che per studio o lavoro abitano sulla West Coast (mentre lui vive vicino a Boston).


Jess studia per il dottorato in filosofia, con grande disappunto del padre ― un informatico ―, che la vorrebbe razionale come se stesso e come Emily, che, giovanissima, ha fondato una società di informatica che sta per essere lanciata sul mercato. Ma Jessamine preferisce avere la testa fra le nuvole, studiare quando può, leggere e manifestare con Save The Trees, un'associazione no-profit frequentata da persone un po' sbandate, fra le cui fila incontrerà prima Noah e poi Leon ― a capo di Save The Trees ― con cui avrà una relazione. Ma, nonostante lo credessi in un primo momento, Leon non somiglia affatto a Willoughby. 

Jess lavora part time in una libreria, Yorick ― chiamata così perché il suo proprietario continua a rileggere Tristram Shandy di Laurence Sterne, non per il personaggio dell'Amleto di Shakespeare ― e qui comincia a ossessionare i pensieri del suo capo, George Friedman, che pian piano si innamora di lei. Questo personaggio sembra essere piuttosto somigliante all'austeniano Colonnello Brandon: ha quasi il doppio degli anni di Jess, un passato nebuloso e tormentato con le donne, una in particolare.  Le fasi dell'innamoramento, inoltre, quando l'ossessione di George coinvolgerà Jessamine e la travolgerà esattamente con la stessa passione ― galeotta la collezione di libri di ricette ―, potrebbero essere davvero simili a ciò che (forse) accade fra Marianne e Brandon dopo la fine di Sense and Sensibility.

Alan Rickman e Kate Winslet in Sense and Sensibility 1995
Ma con questo i punti di contatto fra i due romanzi si concludono.

Spieghiamo il titolo, che in inglese è l'unisex "The Cookbook Collector": secondo me in italiano avrebbe dovuto essere maschile, perché il collezionista è prima un tale McLintock e poi lo stesso George, che acquista la collezione di ottocentosettantatré libri che occupava l'intera cucina di McLintock ― perfino il forno. Jess è sì la protagonista che "entra" in questa collezione di libri antichi e rarissimi di ricette, che McLintock riempiva di note e disegni dedicati a una donna misteriosa, per catalogarli e cercare di decifrare il loro segreto, ma non è lei la "collector".


Il romanzo parla dell'ascesa e il declino delle società informatiche a cavallo fra il XX e il XXI secolo (è anche un romanzo storico, sotto questo punto di vista), parla di associazioni come Save The Trees e del loro impegno nella salvaguardia dell'ambiente, parla dell'11 settembre, parla del ritorno alla religione ebraica (anche quella più ortodossa), parla della riscoperta delle proprie radici e della famiglia. I temi non mancano di sicuro.


Scusate se questa recensione è un po' confusionaria, ma il libro è proprio così. 
Si è detto che la Goodman è l'erede di Jane Austen. Permettetemi di dissentire: in primis manca totalmente di ogni genere di ironia; inoltre tende a introdurre troppi personaggi secondari in momenti inopportuni, con lunghissime descrizioni e prolissi racconti delle loro vite, che sembrano non avere scopo. Non è mai economica con le parole ― al contrario di Jane Austen ― e spesso mi sono ritrovata a leggere per intere pagine riguardanti personaggi che sbucavano all'improvviso, non riuscendo a comprendere quale rapporto avessero nell'economia della storia.

In realtà la sola parte del romanzo che ho trovato interessante è stata la voluttuosa storia d'amore fra Jess e George che si svolgeva attorno ai libri del collezionista, ma mi ritrovavo a dover leggere degli amici degli amici (non è una ripetizione) di Emily e delle loro manovre economiche per interi capitoli. E poi Emily somigliava a Elinor solo in apparenza. Voi avete mai pensato che Elinor fosse odiosa? Perché Emily lo era, per non parlare del suo insopportabile fidanzato Jonathan!

Hattie Moran e Charity Wakefield in Sense and Sensibility 2008
Effettivamente, il percorso che le due sorelle Bach compiono al termine del romanzo potrebbe essere simile a quello delle sorelle Dashwood: Jessamine ritorna con i piedi per terra, più realistica, più stabile, dà meno importanza a valori che in precedenza aveva idealizzato; Emily invece, delusa dalle certezze che l'hanno tradita, si lancia in un nuovo progetto informatico per raggiungere un ideale, mediando la ragione con il sentimento. La Goodman, però, ci lascia con molte domande irrisolte: ha introdotto nell'arco del romanzo talmente tanti personaggi (spesso inutili) che, alla fine, alcuni le sono sfuggiti al controllo. 

In conclusione, dopo aver letto questo libro sono fortemente tentata di rimuoverlo dall'elenco delle Austen Inspired Novels tradotte in italiano. Chiedo dunque la vostra autorizzazione. Me la accorderete?


L'AUTRICE
Allegra Goodman È nata a Brooklyn ed è cresciuta a Honolulu, Hawaii, dove si è trasferita con la sua famiglia all’età di due anni. Attualmente vive a Cambridge, Massachusetts. È stata finalista al National Book Award e ha vinto i premi Whiting Writer’s e Salon for Fiction. I suoi romanzi sono stati tradotti in tutto il mondo.





7 commenti:

Eleonora ha detto...

Io te la accordo, ma non perché la storia non sia effettivamente Austen inspired..storie in cui si trovano due sorelle opposte nel carattere, che compiono poi un percorso di scoperta e cambiamento, sono talmente diffuse ormai, che è quasi un cliché..in questo sicuramente c'è lo zampino dell'ispirazione di Jane.
Ma quel che non capisco è voler subito parlare di "erede di Jane Austen". Come hai detto tu, se manca l'ironia, non può avere niente di Jane :) e poi tutta l'ambientazione storica, i temi e le vicende legate al periodo storico allontanano questa autrice da Jane, che nei romanzi non accennava mai ai fatti del tempo. O sbaglio?
Non lo sopporto quando gli editori subito mettono etichette

romina angelici ha detto...

Davvero, questa definizione "erede di Jane Austen" è troppo abusata; facendo ricerche negli archivi storici dei quotidiani si può ritrovare puntualmente ogni volta c'è un nuovo romanzo di una scrittrice donna un richiamo alla Austen e francamente non se ne può più, soprattutto se l'accostamento è solo nominativo o formale. Io non l'ho letto perché non ero ispirata fino in fondo ma da quanto ho capito è l'ennesimo minestrone all'americana, e non sono convinta che basti la caratterizzazione dei personaggi a fare di un romanzo un Austen Inspired Novel. sentiamo cosa dicono le altre...

Gabriella Parisi ha detto...

Francamente ho apprezzato più il retelling della Schine - intendo come retelling di Sense and Sensibility, sebbene non sia stata granché entusiasta dello stile dell'autrice. Lì si potevano individuare i personaggi del romanzo originale e le situazioni, per quanto fossero molto modificate. E dire che Mondadori in quel caso non ha menzionato questo elemento! Noi lo abbiamo scoperto perché era indicato sull'edizione americana e, sapendo che la Schine era tradotta da Mondadori, siamo andate a cercarci il romanzo in questione (che aveva, fra parentesi, tutt'altro titolo).
Io posso capire che leggendo questo libro senza che il giudizio sia viziato da fascette menzognere e allusioni a Jane Austen si possano trovare alcuni punti di contatto; essendo però spacciato per un retelling di S&S sono partita con tutt'altro spirito, praticamente un sentimento opposto.
Resta tuttavia lo stile della Goodman, altamente confusionario e troppo ricco di situazioni e personaggi superflui, esattamente OPPOSTO a quello di Jane Austen.
Riguardo agli elementi storici, @Eleonora, concordo fino a un certo punto: Jane Austen non parlava di Storia, è vero, ma i suoi romanzi erano calati ampiamente nel suo periodo, tanto che spesso, alcune sue allusioni ci sfuggono perché erano talmente ovvie per i suoi contemporanei, da non aver bisogno di essere spiegate. Faccio un semplice esempio: Giuramenti d'innamorati, la commedia che i giovani allestiscono a Mansfield, era conosciutissima. Noi invece non riusciamo a comprendere appieno il significato dei ruoli (ma sappiate che il prossimo anno, quando festeggeremo il Bicentenario di MP, costituirà uno dei Gruppi di Lettura, dal momento che Giuseppe Ierolli l'ha ripescata e tradotta e si può leggere e scaricare dal sito jasit.it).

Gwen1984 ha detto...

Cara Gabriella, grazie per questa tua recensione! Io ero tentata dall'acquisto, ma sapendo che lo avresti commentato, ho aspettato il tuo parere... e ho fatto bene: mi sono risparmiata una delusione ;-)
sono favorevole alla rimozione del libro dalla lista dei derivati in italiano e lancio un ulteriore suggerimento: perché non creare una specifica lista di "must have" dei derivati in italiano e/o in inglese? io mi baso sulle vostre recensioni, quindi vado sul sicuro, e con un elenco apposito dei derivati più meritevoli, con tanto di link ai vostri commenti ragionati, si creerebbe un riferimento immediato anche per i neofiti del sito ;-)

Gabriella Parisi ha detto...

Grazie a te per avermi letto e per la fiducia! ;)

Credo che per il momento lascerò il libro lì dov'è (ma con il link a questo post, visto che mi avevano suggerito ripetutamente di inserirlo...) Io ho avvertito, poi chi lo vuole leggere lo fa a suo rischio e pericolo! ;)

Grazie anche per il suggerimento. Effettivamente potrebbe essere molto utile avere delle pagine dedicate ai libri da leggere assolutamente e da evitare. Spero che riusciremo a realizzarla presto.

romina angelici ha detto...

L'ho letto da poco e posso considerarlo passabile solo se lo sgancio completamente da Jane Austen. La recensione di Grazia in copertina accosta l'autrice alla Nostra e non poteva esserci niente di più fuorviante. certo se basta mettere per protagoniste due sorelle molto diverse, è facile... e poi io di inglese non sono esperta ma qui era lui (George) il collezionista e non lei(Jess).
Confermo: da togliere.
Condivido: l'elenco dei must have per raffinare una lista che rischia di inglobare titoli indegni.

The Lizzies ha detto...

Romina, visto che ti sei messa a leggere tutti i retelling tradotti in italiano, ti consiglio Tutto da capo della Schine (che non è un granché, ma è davvero un retelling!) ma, soprattutto, Il bisbetico domato di Melissa Nathan.
Io continuo a lasciarlo nell'elenco con riferimento alla recensione. Janeite avvisato, mezzo salvato. ;)

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