giovedì 6 dicembre 2012

Recensione The Bad Miss Bennet di Jean Burnett

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,

Oggi parliamo di un libro che mi ha divertita immensamente. The Bad Miss Bennet di Jean Burnett, ci fa conoscere la storia di Orgoglio e Pregiudizio e alcuni dei suoi personaggi da un punto di vista completamente nuovo e assolutamente esilarante!
Durante la lettura ho confrontato il mio giudizio con quello della nostra cara amica Tintaglia scoprendo che, per una volta, eravamo in completo disaccordo.
Dopo la mia recensione, dunque, ospiteremo la nostra carissima Tintaglia, che muoverà le sue obiezioni alla mia recensione.
Spero che vi divertirete, come accade spesso quando su Old Friends & New Fancies riceviamo i nostri graditi ospiti per il tè!



Autore: Jean Burnett
Titolo: The Bad Miss Bennet
Casa Editrice: Pegasus
Data pubblicazione: 19 ottobre 2012
pagine: 272 (rilegato)
Descrizione: Riprendendo da dove Orgoglio e pregiudizio si interrompe, The Bad Miss Bennet conduce i lettori attraverso una spassosa commedia Regency, con Lydia Wickham, nata Bennet, alla ricerca disperata di un nuovo marito. Lydia non è mai stata la più virtuosa fra le sorelle Bennet, ma chi ha mai detto che la rettitudine morale è divertente? Quantomeno, Lydia ha avuto la meglio sulle sue sorelle ed è stata la prima a sposarsi. Non è mai riuscita a capire il perché di tutto quel chiasso quando ha lasciato Brighton in compagnia del suo spasimante! È un vero peccato, però, che Mr Wickham si sia rivelato un marito davvero deludente sotto così tanti aspetti, dei quali il più notevole è stato la sua prematura dipartita sui campi di battaglia di Waterloo. Così Lydia, non ancora ventenne e piena di spirito di iniziativa, ha bisogno urgente di un abbiente rimpiazzo. Una donna da meno, che non abbia l'abilità di Lydia nel flirtare clamorosamente su una pista da ballo e nel barare sfacciatamente al tavolo da gioco, sverrebbe sulla scia di un affascinante brigante, di un banchiere corrotto e anche di un Principe Reggente voglioso. Ma, a caccia di un marito che la renderebbe ricca, non c'è nulla su cui Lydia non sarebbe disposta a mettere le mani. Nel frattempo, non ha alcuno scrupolo ad approfittare dell'ospitalità di sua sorella Elizabeth a Pemberley. Dopo tutto, a che giova avere tutta quella bella fortuna se non si può aiutare una povera sorella più giovane, che è appena diventata vedova? Mentre Lydia viene sbatacchiata da Parigi a Venezia, fino alla residenza della sfortunata Principessa del Galles in Italia e poi ancora in Derbyshire, voi, cari lettori, sarete immensamente divertiti dalle avventure della consumata e incorreggibile anti-eroina, che non smette mai di deliziare.

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RECENSIONE di LizzyGee

Quando Lydia diventa Tom Jones in gonnella

e 1/2

Si sa che Jane Austen scriveva solo di quello che conosceva per esperienza. Molti le rimproverano questo suo limite, che ci ha fatto conoscere solo la parte più rispettabile, patinata e senza macchia della società. Eppure, nel periodo Regency non era tutto moralmente irreprensibile, anzi!  Con The Bad Miss Bennet esploriamo insieme a Lydia ogni vizio e malcostume dell’epoca. Perché la sorella Bennet meno rispettabile non disdegna di abbassarsi ai più sordidi espedienti, combinandone di tutti i colori. Purtroppo, la cara Lydia — sebbene abbia urgente bisogno di trovare un marito ricco che la sostenga economicamente — è attratta dai mascalzoni. Wickham non le è bastato: dopo essere stata rapinata da un bandito neanche-tanto-gentiluomo, Jerry Sartain, rimane affascinata da lui, nonostante continui a cercare uno ‘sponsor’ per una vita agiata, possibilmente in un’agognata meta europea. Affiancata dalla fedele amica Selena Caruthers e dal di lei marito Miles, un giocatore sempre pieno di debiti, Lydia intraprenderà mille avventure che la sballotteranno da una parte all’altra dell’Inghilterra e dell’Europa… e chissà quale sarà la meta finale della nostra anti-eroina. 
The Royal Pavillion di Brighton
Abbiamo dunque una vasta panoramica di tutto ciò che nel periodo Regency si sapeva ma non si diceva, in particolar modo si parla di gioco d’azzardo, di traffico di gioielli, di spionaggio ma, soprattutto, della vita non così irreprensibile del Principe Reggente — che incontriamo già cinquantenne e appesantito a Brighton, nel Royal Pavillion che fece costruire seguendo un modello di architettura orientale — e della moglie, la principessa del Galles Carolina di Brunswick. I due principi conducevano vite separate ma popolate da numerosissimi amanti e la nostra protagonista entrerà a far parte di entrambe, anche se fugacemente.
La Principessa di Galles e il Principe Reggente
Il racconto di Lydia — ebbene sì, è lei la narratrice e non sembra neanche così sciocchina come la dipingeva suo padre in Orgoglio e pregiudizio, ma neanche la persona più avveduta del mondo — è esilarante: alla nostra Mrs Wickham ne accadono di tutti i colori, ma lei affronta tutto con una grande forza d’animo.

Per alcuni tratti questo romanzo mi ha ricordato Angelica, la Marchesa degli angeli dei coniugi Golon, se non altro per lo spirito del libro, che ricostruisce con accuratezza il periodo storico e i suoi vizi, sebbene si parli di epoche e nazioni diverse. Per periodo storico e spregiudicatezza Lydia potrebbe sembrare Becky Sharp, la protagonista di Vanity Fair, se non fosse che the bad Miss Bennet è molto meno scaltra dell’eroina di Thackeray.
Giuliano Gemma e Michele Mercier in Angelica 
La struttura del romanzo, quasi picaresco, mi ha invece ricordato il capolavoro del ‘700 di Henry Fielding, Tom Jones, in cui i personaggi sembrano spostarsi senza meta da una località all’altra. E — smentendo ciò che ho precedentemente scritto, ovvero che Jane Austen scriveva solo di ciò che conosceva personalmente — il rapporto fra Lydia e Selena sembra quello fra le due protagoniste del romanzo giovanile di Jane Austen, Love and Freindship, ma solo perché la Jane Austen adolescente era fortemente influenzata da Henry Fielding e scriveva di argomenti che non conosceva in maniera goliardica e talvolta sconclusionata.

La Burnett omaggia la grande scrittrice storica Georgette Heyer, che ha ambientato i suoi romanzi proprio nel periodo Regency: Lydia a un certo punto del romanzo si fa laccare le unghie dei piedi d’oro, esattamente come faceva Lady Barbara Childe, la protagonista di An Infamous Army (L’incomparabile Barbara).

Naturalmente, non vi aspettate una bella immagine di nessuno dei personaggi di Orgoglio e pregiudizio presenti sulle pagine di The Bad Miss Bennet: Lizzie e Darcy vengono raccontati da Lydia in modo totalmente diverso rispetto a quel che sappiamo da Jane Austen. Eppure, se proviamo a vederli attraverso gli occhi meschini e invidiosi della più giovane delle sorelle Bennet, sono fedelissimi agli originali, proprio ciò che dovremmo aspettarci!

Una lettura divertentissima che ci guida attraverso i ‘vicoli sotterranei’ della società Regency con grande precisione storica e tantissima ironia; un romanzo originale, spiritoso, ironico.


RECENSIONE e OBIEZIONI di Tintaglia

E infine cedo le armi

Ebbene sì: ancora una volta (sembra essere il destino quando decido di leggere un libro con LizzyGee) ho abbandonato il libro. L'ho trovato faticoso e improbabile, e ho ceduto alla pura noia della narrazione e dei personaggi, mai abbastanza caratterizzati da risultare interessanti. Per me è stata una bocciatura, anche se non mi ha fatto provare l'istinto di usare un lanciafiamme come i disgraziatissimi A little bit psychic e Prom and prejudice. 
Iniziamo con la prima obiezione a ciò che dice LizzyGee: io sono una fanatica di Angelica, e a me non lo ha ricordato per nulla! Anne e Serge Golon costruivano i loro personaggi con molta più cura, e i loro romanzi sono un vero e proprio romanzo storico (ben lontano dal genere romance in cui vengono spesso relegati) dai dettagli impeccabili e dallo stile squisito. Inoltre, amo moltissimo anche Vanity Fair, che trovo altrettanto lontano.
Qui l'intenzione era superiore alle forze, a mio parere: lo stile non è all'altezza dello spirito che si voleva dare al romanzo, anche considerandolo una semplice opera d'evasione; ironia e brillantezza si vedevano fugacemente, senza penetrare davvero nella narrazione, e ho trovato i dialoghi fiacchissimi.
Al contrario di LizzyGee, ho patito sopratutto la sconclusionatezza degli eventi e degli spostamenti, apparentemente senza un filo logico, che sballottavano anche me, come lettrice, in giro per l'Europa, senza ma senza portare a nulla.
Colin Firth e Julia Sawalha (Darcy e Lydia in Pride and Prejudice 1995)
Sul fatto che vedere i personaggi di Orgoglio e Pregiudizio dal punto di vista di Lydia  sia coerente con l'originale stesso sono d'accordo: ma anche qui c'è poca sostanza. Avrei visto bene un tentativo di seduzione di Lydia verso Fitzwilliam: sarebbe potuta essere una scena divertente, più di quel semplice accenno nelle prime pagine.
Non ho trovato verve nemmeno nella scrittura dell'autrice, purtroppo: non per mancanza d'impegno (si percepisce che cerchi di mantenere sempre un tono allegro, frizzante e divertito), ma di talento; non riesce a far sorridere, né a volgere le imprese di Lydia in grottesco  cosa che avrebbe potuto funzionare, triangolando con Northanger Abbey e con i romanzi gotici che Lydia legge continuamente nel corso della storia.
Vathek di William Beckford:
sia il romanzo che il suo autore vengono ripetutamente citati in The Bad Miss Bennet.
In conclusione: è stato un continuo smascellarmi per gli sbadigli e mi sono sentita costretta ad abbandonare il romanzo ancora una volta, non essendo riuscita minimamente a interessarmi alle vicende della novella vedova Wickam e ai suoi nuovi compagni d'avventure.

Naturalmente non controbatto a ciò che ha detto Tintaglia, sebbene continui a essere del mio parere. Dunque, per sapere chi delle due ha ragione, chi si avvicina di più al vostro gusto, non vi resta che leggere il libro
Nel frattempo ringraziamo Netgalley e Pegasus, che ci hanno fornito una copia del romanzo, che ci ha permesso di scrivere questa recensione.

L'AUTRICE
Jean Burnett è cresciuta a Londra, fra Hampstead e Highgate e, in seguito, in Hertfordshire. Da giovane lettrice vorace e scribacchina si è trasformata in una lettrice vorace e scribacchina adulta. Saltuariamente viene anche pagata per le parole che scrive. Ha studiato all'Università di Exeter e in seguito ha conseguito la laurea specialistica all'Università del Galles di Cardiff. Dopo il matrimonio ha vissuto per diversi anni in Canada, negli Stati Uniti e  — brevemente — in Messico. Attualmente abita a Bristol, dove da alcuni anni insegna all'università. Ha insegnato scrittura creativa e lavora come freelance per alcune agenzie e riviste. Ha due figli adulti e un nipote. Al momento lavora come scrittrice a tempo pieno. Dopo che i figli sono andati via di casa — avendo divorziato — ha venduto la casa e ha seguito per un anno le orme delle intrepide viaggiatrici del XIX secolo. Da questa esperienza è nato un libro auto-pubblicato, Vagabond Shoes (Scarpe vagabonde), che ha vinto il premio come miglior romanzo al Winchester Writers’ Conference. The Bad Miss Bennet è il suo secondo romanzo.

Link utili
 Sito Autrice

2 commenti:

Sophia Rose ha detto...

What a fun dual review, ladies! I am a fan and love the comparison to Becky Sharp. I love this version with Lydia's narration when I read the book after this one. I still need to read this book and am eager for it.
Nice review, ladies!

Gabriella Parisi ha detto...

Thank you, Sophia! It's funny to have a dual review when both of us liked or disliked the book, but this time was way much funnier! I'll pass Tintaglia your appreciation. :)

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