giovedì 8 agosto 2013

Recensione "A Jane Austen Daydream" di Scott D. Southard

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,

In queste afose giornate estive ci siamo dedicati ad alcune letture leggere, e la nostra scelta è caduta su una sorta di biografia romanzata (molto romanzata) di Jane Austen. Qualche settimana fa, infatti, abbiamo trovato l’e-book in offerta su Amazon e non abbiamo resistito alla tentazione di acquisirlo e, successivamente, leggerlo.
Abbiamo chiesto alla nostra amica Mara Barbuni, co-fondatrice di Jasit  e amministratrice del blog Ipsa-legit, di leggerlo assieme a noi e di darci il suo parere sul libro, dal momento che veniva chiamata in ballo la vita di Jane Austen. 
In realtà ci siamo presto rese conto che della vita di Jane in questo libro c’era ben poco, forse solo i nomi (e talvolta neanche quelli). Il libro è tuttavia scorrevole e fresco, poco impegnativo, insomma, adatto a una veloce lettura sulla spiaggia o distesi su un letto prima o dopo la pennichella pomeridiana.

Accogliamo dunque la carissima Mara, che ringraziamo calorosamente e a cui diamo il benvenuto su Old Friends & New Fancies


SCHEDA LIBRO

Autore: Scott D. Southard
Titolo: A Jane Austen Daydream
Editore: Madison Street Publishing
pagine: 410
data pubblicazione: 2 aprile 2013
Sinossi: Tutte le sue eroine finiscono col trovare l'amore, ma c'è un amore ad attendere Jane?
Jane Austen trascorre le giornate scrivendo e facendo da matchmaker per i suoi conoscenti nel piccolo paesino di campagna di Steventon, finché un ballo a Godmersham Park non la catapulta in un nuovo mondo in cui agogna una propria storia d'amore. Ma nessuno può stabilire se il suo cuore la spingerà verso un giovane legale, un colto reverendo, un ricco amico d'infanzia o un misterioso sconosciuto.
Scritto nello stile della stessa Jane Austen, questo romanzo si pone la stessa domanda affrontata da moltissimi lettori affezionati nei secoli: la scrittrice trovò mai l'amore? Intrecciando fatti realmente accaduti con altri di fantasia, questa storia ripercorre la vita della Austen, utilizzando i suoi romanzi per riempire i vuoti e mostrando che tutti noi  a un livello più o meno elevato  siamo pazzi per Jane.

  
Mara ha preferito non interrompere la continuità della recensione di LizzyGee, aggiungendo i suoi commenti e giudizi solo al termine. Potrete leggerli in viola.

RECENSIONE
Sono solo sogni


LizzyGee: Confesso che mi sono resa conto del nome dell'autore di questo romanzo quando già avevo superato la metà. Ho subito pensato: "Ah, ecco!" e ho ripreso la lettura  scorrevolissima peraltro – con tutt'altro sentimento.
Del resto, come dice l'autore nella sua breve prefazione:
"To call this book a biography would be to do a great injustice to biographers everywhere. This book is a work of fiction, only marginally influenced by the facts."

"Chiamare questo libro 'biografia' sarebbe un'enorme ingiustizia nei confronti dei biografi veri e propri. Questo libro è un'opera di fantasia, influenzato solo in maniera marginale dai fatti effettivi."
Dunque, so che non dovevo attendermi nulla da questo romanzo, che non era realistico; tuttavia confesso che avrei voluto avere una videocamera che inquadrasse il mio volto durante la lettura per poter comprendere quanto mi disturbassero le inesattezze e le invenzioni di Southard. Perché, ripeto, la scrittura era scorrevolissima e mi dispiaceva trovare degli errori così marchiani a cui si sarebbe potuto benissimo ovviare senza grandi stravolgimenti della trama. 
Ma su: possibile che ci fosse un barman a Steventon alla fine del '700? O che la libreria venga chiamata book-shop, come una sorta di Barnes & Nobles, con tanto di angolo del tè e non circulating library? E siamo sicuri che esistessero i bed & breakfast? Non sarà stata una normalissima inn (locanda)?


D'accordo per lo stravolgimento di parentele e amicizie: è ben chiaro che Southard ami Emma forse al di sopra degli altri romanzi, tanto che lo fa scrivere a Jane prima di Mansfield Park (di cui non si ha notizia: si vede che l'autore non gradisce). E la sua amica del cuore è... Harriet, proprio come Harriet Smith, descritta con identico aspetto e pari intelligenza – sebbene a un certo punto abbia sospettato che si potesse trasformare in Charlotte Lucas, ma no, per fortuna! Sì, decisamente la Jane di apertura romanzo somiglia molto a Emma Woodhouse e si comporta con uno dei suoi corteggiatori quasi come l'eroina di Highbury con Frank Churchill.


In realtà si può dire che questo romanzo sia liberamente (molto liberamente) ispirato alla vita di Jane Austen, ma nulla di più. Recentemente ho letto un altro romanzo del genere, Miss Charity di Marie-Aude Murail, che era liberamente ispirato alla biografia di Beatrix Potter. Ho apprezzato molto quel romanzo, che richiamava numerosi classici della letteratura e li intrecciava con la vita della scrittrice-disegnatrice inglese. Analogamente ho apprezzato questo romanzo, un vero e proprio sogno a occhi aperti senza pretese su Jane Austen e la sua vita sentimentale. Però ho anche apprezzato che la Murail non abbia utilizzato il nome di Beatrix Potter per il titolo del suo romanzo. Cosa che invece Southard ha fatto. Perché il nome 'Jane Austen' attira come le api il miele.

La storia dei romanzi è piuttosto approssimativa e inesatta: non è vero che Jane Austen riacquistò così presto i diritti di pubblicazione di Northanger Abbey (che, fra parentesi, si chiamava Susan quando la Austen lo vendette all'editore Benjamin Crosby nel 1893). I diritti, infatti, vennero riacquistati solo un anno prima della morte di Jane Austen, nel 1816, dal fratello Henry. E non è vero, come abbiamo già detto, che scrisse Emma prima di Mansfield Park. Inoltre in questo romanzo Jane abbandona la stesura de I Watson (che non avevano titolo, fu James-Edward Austen-Leigh a dargli questo nome quando pubblicò il frammento in A Memoir of Jane Austen nel 1871) parecchi anni prima della vera data, quando al padre restano ancora diversi anni da vivere.


Sulla famiglia, poi, sarà il caso di non esprimersi, visto che Southard ha tralasciato di controllare gli alberi genealogici non si sa per quale motivo e ha preferito chiamare la moglie di James sempre così, appunto: "la moglie di James", forse perché nel 1795 Anne Matthew, la prima moglie morì e nel 1797 James sposò Mary Lloyd e l'autore non voleva menzionare questo lutto e cambio di moglie. Analogamente, la moglie di Edward Knight viene menzionata solo come Lady Knight e mai come Elizabeth. La morte di Lady Knight viene invece raccontata nel libro, ma Fanny, la figlia più grande, diventa la più piccola. Charles, il fratello più piccolo di Jane, vede raddoppiare la distanza che lo separa dalla penultima dei figli Austen, rimanendo un eterno tredicenne.
Non parliamo poi di una figura importantissima nella vita della famiglia Austen: Eliza de Feullide. Sotherton non cita nessuna parentela con l'esotica e affascinante cugina e la considera solo una nuova conoscenza, la donna di cui Henry si innamorerà e che sposerà piuttosto avanti nel romanzo.
Eliza de Feuillide (1761-1813)
Dunque, in conclusione, per noi che bene o male conosciamo la biografia di Jane Austen, poco male; anzi, questo romanzo può essere davvero un gradevolissimo divertissment che si divora in poche ore. Per chi però è al suo primo approccio al mondo di Jane Austen, deve essere ben chiaro che fatti storici in questo romanzo ce ne sono ben pochi. Si tratta solo di un sogno a occhi aperti di Southard che, innamorato della scrittrice e del suo spirito, ha voluto ricoprire una parte importante nella sua vita.


Mara: Ho iniziato questo libro con molta curiosità, e le prime pagine, con il ritratto di una scena familiare (gli Austen tutti riuniti intorno allo stesso tavolo), promettevano un racconto articolato e ben scritto. Con il procedere della narrazione, tuttavia, gli elementi di interesse sono andati scemando, e già pochi passi più in là, l'episodio delle sorelle Austen a cospetto di una zingara chiromante aveva conferito al libro un nonsoché di noioso, di già sentito e di terribilmente infantile. Tutta la mia buona volontà mi ha sostenuta nella continuazione della lettura, che si è fatta sempre più pesante e sempre meno coinvolgente: la tua recensione, LizzyGee, ha già evidenziato nel dettaglio le forti discordanze tra la "biografia" di Southard e la reale vita dell'autrice; io vorrei concentrarmi invece sullo stile, che ha destato in me parecchie perplessità.


Nel suo blog, l'autore si presenta come "non ossessionato da Jane Austen" (e qui tralascio di soffermarmi sulla ridicola scelta del nome del presunto innamorato della stessa apparso nel suo libro), scrittore pluripremiato, autore radiofonico, e laureato in Scrittura Creativa all'Università della Southern California. Proprio su quest'ultimo aspetto mi permetto di pormi degli interrogativi, perché proprio nella scrittura ho trovato uno degli aspetti più deboli del romanzo, già così strampalato nei contenuti. Scarsi sono infatti gli espedienti descrittivi, che permetterebbero al lettore di contestualizzare con accuratezza le scene narrate e di sentirsi riportare indietro nel tempo come ogni "romanzo storico" dovrebbe saper fare. Preponderanti sono invece i dialoghi, che non solo sono costruiti (secondo il mio modo di vedere) quasi di fretta, senza la necessaria cura nella scelta lessicale e sintattica, ma che restituiscono un'immagine di Jane Austen piatta, senza vita, e anzi al limite del fastidioso. All'inizio del romanzo la giovane è rappresentata come una sorta di "giamburrasca" che tutti temono possa rovinare la festa alla sorella maggiore; in seguito ella appare quasi come la figura tormentata di un romance, vittima della propria stessa famiglia (la madre e il fratello Edward); alla fine è quasi un'eroina degna di una trama di Rosamunde Pilcher (con tutto il rispetto).


In conclusione, trovo che Southard abbia reso un pessimo servizio non solo alla figura di Jane Austen, ma anche alla sua fama e dunque in generale ai derivati austeniani: a differenza di tanti altri esperimenti eccellenti del genere, trovo che questo A Jane Austen Daydream sarebbe probabilmente dovuto rimanere nei pensieri personali dell'autore, invece di pubblicizzare un'immagine della scrittrice così lontana dal vero, e contemporaneamente così frivola, sciocca, stucchevole. Jane Austen sembra qui null'altro che la protagonista di un prolisso esempio del genere chick-lit, e la sua rappresentazione potrebbe persino confermare l'idea, anche troppo diffusa nell'opinione pubblica, che le sue opere siano romanzetti rosa, e non  quei capolavori della letteratura "classica" che tanto abbiamo imparato ad amare, perché capaci di scandagliare i più nascosti recessi dell'anima dell'uomo.


Possiamo dire, Mara, che abbiamo seguito due percorsi opposti: io inizialmente ero molto scettica, ma poi ho considerato questo romanzo un sogno a occhi aperti dell’autore, evidentemente innamorato della giovane Jane Austen. Mi sembra invece che tu, che all’inizio mi sembravi entusiasta, ne sia rimasta parecchio delusa, o sbaglio?
Secondo te è consigliabile una traduzione di questo divertissment? Noi Lizzies di solito ci auguriamo di vedere tradotto qualsiasi romanzo o saggio ispirato a Jane Austen, qualunque sia il suo valore, perché è giusto che ogni lettore abbia a disposizione lo stesso materiale che hanno gli anglofoni per farsi un'idea (che, ovviamente, potrebbe essere ben diversa dalla nostra!)

È proprio così, l'inizio del libro mi era sembrato aperto a grandi prospettive, forse perché mi aveva ricordato uno scintillante componimento di Anna Aikin Barbauld (1743-1825) intitolato "The Groans of the Tankard": in questa poesia la famiglia Aikin è radunata intorno al tavolo da pranzo, e d'un tratto un boccale d'argento inizia a parlare, dando voce alla sottile ma puntuale ironia dell'autrice sulle convenzioni sociali. 
Invece, come dicevo, molto presto l'incipit così promettente si è un po' raffreddato e le idee brillanti che mi attendevo non si sono presentate. Peccato. Ciò non toglie, come tu affermi, che una traduzione in italiano di questo libro potrebbe essere utile, soprattutto per invitare i lettori italiani a un loro commento e a delle osservazioni personali. Non mi dispiacerebbe però, eventualmente, un'introduzione che mettesse in guardia sulla veridicità dei fatti narrati!

Possiamo dunque portarlo a Bath per passare le acque, come dice la nostra carissima LizzyS

Ringraziamo ancora Mara per la sua disponibilità e ci auguriamo di poter ripetere l’esperienza di leggere e recensire un libro assieme a lei.

L'AUTORE

Scott D. Southard è l'autore di A Jane Austen Daydream e di numerosi altri romanzi di vario genere. La sua scrittura eclettica si è espressa anche mediante la radio: sua la commedia radiofonica a puntate The Dante Experience, che ha vinto il Golden Headset Award come migliore MultiCast Audio e il Silver Ogle Award come miglior produzione audio Fantasy.
Scott ha conseguito una laurea in scrittura creativa nella University of Southern California. Attualmente Scott risiede in Michigan con una moglie molto comprensiva, due figli molto pazienti e un cane supponente di nome Bronte. Blog Autore 

4 commenti:

Ludo ha detto...

Book-shop? Bed & Breakfast? Credo di non potercela fare: è uno di queli casi in cui non riesco ad accettare il compromesso tra finzione e ricostruzione storica (un minimo di resa storica.)

Gabriella Parisi ha detto...

Per questo avrei voluto vedere la mia espressione quando leggevo tali inesattezze. :)

romina angelici ha detto...

Sono andata a cercare in Amazon e scorrendo qualche titolo, a proposito -dicevi di tutti pazzi per Jane- ... mi sono imbattuta anche in Jane Austen Meets Tarzan... è il massimo ragazze!!!
Buon lavoro, alla prossima!

Gabriella Parisi ha detto...

OMG! Questa mi mancava! :)))

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