martedì 3 maggio 2016

Recensione La ragazza che voleva essere Jane Austen di Polly Shulman

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,

Parliamo oggi di un libro da tempo tradotto in italiano che più che essere un derivato è un omaggio a Jane Austen, a partire dal titolo inglese, Enthusiasm che, come vedrete, è collegato alla scrittrice dello Hampshire in più di un modo. Parliamo di


La ragazza che voleva essere Jane Austen
di Polly Shulman


Poiché LizzyGee ha letto questo libro già da un po' di tempo, per questa recensione si è avvalsa dell'aiuto dall'entusiasta quarta Lizzy, Romina Angelici-LizzyR, che ha stilato il proprio giudizio, a cui LizzyGee ha solo aggiunto i suoi commenti a freddo, che si basano sulle sensazioni che le sono rimaste dalla lettura del libro, avvenuta purtroppo parecchi mesi or sono.


SCHEDA LIBRO
Autore: Polly Shulman
Titolo: La ragazza che voleva essere Jane Austen
Titolo originale: Enthusiasm
Traduzione di Bérénice Capatti
Casa editrice: Fabbri
Pagine: 248
Data pubblicazione: 20 giugno 2007
Descrizione: Julia, quindici anni, è una gran lettrice di Jane Austen. La sua migliore amica, Ashleigh, è un'Entusiasta: tende ad abbracciare con ardore tutte le inclinazioni di Julie, e scoperta Jane Austen non la lascia più, si esprime come una sua eroina, si veste ispirandosi alla sua galleria di personaggi femminili, e trascina Julia alla ricerca dell'anima gemella. L'occasione si presenta al ballo di una vicina prep school, dove conoscono Grandison e Ned. Ma c'è un piccolo problema: le ragazze s'innamorano tutte e due di Grandison. Julia non si dichiara, ma non sa neanche rassegnarsi. Poi un ammiratore segreto le invia doni e sonetti. Julia sogna senza sperarci un lieto fine alla Jane Austen.


Legenda:
Per seguire meglio la recensione, ricordate che Romina scrive in Trebuchet cobalto e LizzyGee in Georgia verde


RECENSIONE di LizzyR e LizzyGee
Entusiasmo


Entusiasmo. o, La ragazza che voleva essere Jane Austen di Polly Shulmann.
Ambientazione: al di là dell’Oceano, target: adolescenziale; epoca: presente; contesto: scolastico. Verrebbe da chiedersi: e Jane Austen cosa c’entra?
Ma Jane Austen Polly Shulman ce la fa entrare perché chiama subito in causa l'amica della protagonista, Ashleigh, una ragazza che si fa prendere dai facili entusiasmi per svariate passioni con cui scandisce la sua vita da studentessa delle superiori. La storia si apre proprio quando Ashleigh scopre Jane Austen dopo aver letto Orgoglio e Pregiudizio che Julia – l’io narrante – le ha prestato, e si getta a capofitto nel suo mondo a cominciare dall’abbigliamento che d’ora in avanti dovrà rigorosamente non mettere in mostra “i propri arti inferiori”.

Diciamo che Jane Austen c’entra ben poco, in effetti, anche se molte Janeites potranno immedesimarsi in Ashleigh e nei suoi entusiasmi, che spesso sono collegati a Jane Austen tramite dettagli esili o del tutto estranei alla nostra cara scrittrice, come potrebbero essere la camicia bagnata di Colin Firth nello sceneggiato BBC del 1995 o le scene finali di Orgoglio e pregiudizio 2005 con Keira Knightley e Matthew McFadyen.

Ma il simbolo di Jane Austen è il ballo che Ashleigh ha deciso costituirà il vero banco di prova per mettere in pratica la sua passione insieme all’inseparabile amica, vicina di casa e di albero. 
E qui LizzyGee ti ho pensato, mentre le ragazze sfogliano un manuale di ballo e poi ne applicano le figure volteggiando per la stanza e provando il passo, la glissade e il balancé…

Eh, beate loro che sperano di poter danzare così tanti balli studiandoli per così poco tempo con il solo apporto di un manuale! Dei balli lontanissimi dalla cultura moderna, poi: tre tipi di quadriglia, un minuetto, la Sir Roger de Coverley, il walzer, il fox-trot e qualche semplice swing… Qualcos’altro? Scusa, Romina, ma sono davvero scettica! D’accordo che l’entusiasmo è un fattore importante, e quando c’è quello a darci una spinta, si riesce a ottenere più del dovuto, ma bisognerebbe avere un talento per la danza e una memoria davvero notevoli per padroneggiare tante danze con un semplice studio casalingo!

Per andare a un ballo occorre, contrariamente a quanto potremmo credere, non un invito – perché esiste nell’epoca moderna un modo di intrufolarsi agli eventi, il cosiddetto “imbucarsi” –, ma due accompagnatori e Ashleigh che ha pensato proprio a tutto decide di procurarsene presso la vicina Accademia di Forefield, un esclusivo liceo maschile, il corrispettivo moderno dell’acquartieramento di Giubbe Rosse a Meryton.

Ma lo sai che, adesso che mi ci fai pensare, Ashleigh e Julia somigliano molto più a Lydia e a Kitty che a Lizzy e Jane? Anche se Ashleigh è convinta di essere Lizzy…


Carey Mulligan e Jena Malone in Orgoglio e pregiudizio 2005
Intanto tra una lezione e l’altra, la ricerca dell’abito giusto tra gli articoli vintage del negozietto della mamma di Julia, l’acquisto del paio di scarpe adatto al centro commerciale, piano piano facciamo conoscenza dell’ambiente e dei personaggi che contornano la vita delle due ragazze. 
L’eccentrica e frenetica Ashleigh imprime al libro il suo ritmo biologico che evidentemente è di iperattività cinetica e intellettiva continua e accompagna in una lettura spedita e serena, scevra da patemi; le stesse “preoccupazioni” di Julia sulle stranezze della sua più cara amica fanno sorridere e poi, quando si entra nel vivo del libro, anche le questioni sentimentali non angustiano più di tanto, perché il lettore ha già imparato a nutrire una fiducia incondizionata nelle innumerevoli risorse di Ashleigh, che non si ferma davanti a nessun ostacolo e  trova sempre la soluzione per tutto. 
Questo perché sin dall’inizio Ashleigh ci è stata presentata come l’Entusiasta, colei cioè che è positiva, solare, ottimista e ci ha subito ispirato e trasmesso simpatia.

Be’, se da un certo punto di vista riesco a immedesimarmi in Ashleigh per la questione dell’entusiasmo, dall’altro non l’ho trovata sempre il massimo della simpatia. Spesso è invadente, soffre troppo di manie di protagonismo e non lascia spazio alla sua amica “del cuore”, supponendo che questa debba sentirsi onorata di raccogliere le sue briciole. Proprio come fa Lydia con Kitty, in effetti. Mentre Julia è costretta a subire la sua personalità esuberante come una Fanny Price o, ancora meglio, come una Jane Fairfax!



Il titolo originale del libro è in realtà proprio Enthusiasm, poi le scelte editoriali italiane hanno evidentemente deciso di sottolineare ed esplicitare sin dalla copertina i collegamenti con Jane Austen. La scrittrice, di fatto, accompagna tutta la storia, una presenza discreta ma costante, non nella trasposizione dell’intreccio o nella caratterizzazione dei personaggi che vivono a sé stanti, ma proprio come principio ispiratore di tutta l’opera. Se infatti la leggera consistenza della storia e i temi toccati si indirizzano ad un pubblico prevalentemente adolescenziale, a un lettore più maturo, oltretutto se conoscitore di Jane Austen, non posso sfuggire tutti i richiami e gli indiretti omaggi alla scrittrice.

Il titolo inglese – Enthusiasm – costituisce per primo un richiamo indiretto a Jane Austen essendo – come il determinante intervento euristico di Giuseppe Ierolli ha subito rintracciato per me, delucidando un ricordo confuso che avevo di questo termine. Questo è infatti il titolo che la nipote Anna aveva inizialmente scelto per il suo romanzo e che la zia, non so quanto ironicamente, aveva dichiarato di preferire: “Mi piace molto il titolo "Which is the Heroine?", e credo proprio che col tempo mi piacerà moltissimo – ma "Enthusiasm" era qualcosa di talmente superiore che qualsiasi titolo più comune non può non sembrare svantaggiato”, scrive infatti ad Anna Austen nella lettera del 10 agosto 1814. 
Ma i riferimenti a Jane Austen sono nascosti dietro ai topoi nevralgici del libro: il ballo –come dicevo sopra – e anche la rappresentazione teatrale, che altro non sono che gli espedienti che la scrittrice inglese usa per mettere in rilievo le dinamiche dei rapporti interpersonali tra i personaggi della storia. In questo caso al ballo Ashleigh e Julia conoscono i due cavalieri e nonostante sulla carta abbiano già formato le due coppie ideali Ashleigh-Darcy, Julia-Bingley, nella realtà entrambe si innamorano di Darcy o meglio dell’irraggiungibile Parr (al quale è stato affibbiato l’improbabile e nobile nome di Charles Grandison Parr, scomodando anche Richardson).
Durante il musical, dietro ai ruoli affidati, si intrecciano tresche, confusioni di persone, equivoci, parti assegnate e sostituite che diventano però emblematiche in un momento complesso della storia che necessita di essere districato. La funzione attribuita alla rappresentazione teatrale, di storia nella storia, è la stessa di Mansfield Park e qui come lì Julia assiste alle prove di Parr che bacia un’altra Mary Crawford. (Lo avevo detto io che Julia ricorda un po’ Fanny Price!) In questo punto, mentre l’attenzione è focalizzata su Julia che è combattuta nei suoi sentimenti, francamente il ritmo rallenta e il tono è più introspettivo, perché riguarda soprattutto gli interrogativi interiori che Julia rivolge a se stessa.

Vedo che hai trovato tantissimi collegamenti con Jane Austen, che a un occhio meno esperto non sono certo evidenti. Comunque io ritengo che questo romanzo non possa certo considerarsi un derivato austeniano, ma solo un accattivante contemporary per Young Adults, in cui solo degli studiosi adulti possono cogliere gli innumerevoli omaggi a Jane Austen.



Con un notevole salto epocale e generazionale e transoceanico le novelle ragazze di Beverley Hills rischiano di compromettere la loro decennale amicizia ma se e come sapranno uscire da questa situazione lasciamo al lettore il piacere di scoprirlo. 
Coerentemente alla fascia di pubblico a cui si rivolge il libro, lo stile è semplice, colloquiale, il lessico è moderno e giovanile, con un risultato leggero e spensierato, mantenuto dalla traduzione, ma anche su questo aspetto puoi dire meglio tu LizzieG che sei l’esperta. Non saprei, non ho letto il libro in inglese, ma sono dell’opinione che se una traduzione scorre senza che senta il desiderio di scoprire come è scritto l’originale, vuol dire che si tratta di una buona traduzione.

Sostanzialmente si tratta di una lettura disimpegnata e gradevole, che forse ha anche il pregio di far sentire più giovani, il che non guasta. E che forse potrebbe far entusiasmare le ragazzine alla lettura Jane Austen, se non altro per scoprire cosa possa aver tanto attratto Ashleigh e Julia…

Ringraziamo ancora una volta Romina per essersi prestata a fare la quarta Lizzy, e speriamo di rivederla presto qui su Old Friends & New Fancies!

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2 commenti:

Rosa, leggo e scrivo ha detto...

Grazie di questa recensione, mi avete fatto fare un salto indietro nel tempo, quando ero una ragazzetta alle medie e ho scoperto Jane Austen proprio grazie a questo libricino che ho letteralmente adorato.
Anzi, devo proprio rileggerlo!

Gabriella Parisi ha detto...

Ha raggiunto il suo scopo, dunque! Contente di averti suscitato bei ricordi! ;)

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