martedì 20 marzo 2012

Recensione di "Che pasticcio, Bridget Jones": un'altra chiacchierata tra Lizzies | Prima Parte

Carissimi lettori e amici di Old Friends & New Fancies,
anche se in ritardo, iniziamo oggi a chiacchierare sulle nostre impressioni di lettura relative a Che Pasticcio, Bridget Jones!, lo spin-off di Persuasione che è stato il nostro secondo Gruppo di Lettura di questo 2012. Le nostre idee convergono su molti punti, ma sono discordi su altri.
Come al solito seguite i diversi colori e font per scoprire se a parlare è LizzyS, LizzyGee o LizzyP.
E voi? Aggiungete la vostra opinione, che aspettate?!
RECENSIONE DELLE LIZZIES
LizzyS: Film batte libro, 5 a 3 (traduttrice: n.c.)
LizzyGee: Sparate sulla traduttrice! (5 Austenstars per il libro e il film - 2 scarse per la traduzione!)
Titolo di LizzyP: Brava Bridget, ma meglio Renée! (3 Austenstars per il libro - 5 per il film!)

Comincerò dalla fine, dall'impressione generale che mi ha fatto questo libro o meglio, la sua protagonista.
La invidio cocentemente. Perché può permettersi di essere un'ultratrentenne col cervello di un'adolescente scombinata, superficiale sul lavoro come in qualunque altro ambito, vero monumento all'immaturità compulsiva, e alla fine le vanno tutte bene.
Trova persino un Darcy che si innamora sinceramente di lei. (Ma come ci sarà riuscita? Il libro non lo spiega affatto, semplicemente le capita, come tutto il resto!) Io direi anche un Wentworth, visto che questo libro è uno spin-off di Persuasion, anzi, direi che Mark si dovrebbe proprio chiamare Wentworth in questo secondo Diario, se non fosse che è lo stesso personaggio del primo, quindi già si chiamava Darcy! E questo Mark Wentworth mi piace di gran lunga di più del Mark Darcy del primo libro e anche di quello del film (sia del primo che del secondo), che continua a essere piuttosto arrogante!
Mi associo all'apprezzamento di LizzyGee nell'evidente miglioramento di Mark/Darcy in Mark/Wentworth, decisamente più propositivo e attivo in questo secondo diario, c'era proprio bisogno di un po' di palese virilità, ammettiamolo! Invece, ho trovato deludente Bridget, speravo di vederla più matura, meno sesso/bilancia-dipendente e, ovviamente, più decisa e possibilista nella sua iniziale situazione di coppia, insomma, ha ottenuto il suo principe azzurro, avrebbe dovuto cambiare un tantino il suo punto di vista sulla realtà, non credete? Invece, che ne fa della sua recente vittoria sul destino? Affoga in un bicchier d'acqua alla prima incomprensione! Lo so, lo so! Doveva accadere, altrimenti sarebbe saltato il parallelo con Persuasione... ma, a mio modesto avviso, l'incomprensione che interrompe il tutto è un po' troppo superficiale, non dovrei stupirmi neanche di questo, in fondo, non si tratta di trame che toccano le profondità dell'animo umano, come per gli originali cui fanno da spin off!
Ed è forse qui la debolezza di questi due libri: sono palesemente irreali. E non ditemi che sono surreali perché trovo che i libri siano più superficiali dei film. Perbacco, questa è una di quelle rare volte in cui preferisco l'adattamento cinematografico al libro da cui è tratto! Concordo con LizzyS, da questo punto di vista. No, su questo non sono d'accordo con voi: è vero che Bridget ha un mare di difetti, che è irreale, che non è all'altezza del compito di cui è stata investita (di essere una Elizabeth Bennet o una Anne Elliot, o comunque un'eroina degna di questo nome, che sia paladina di tutte le single trentenni degli anni '90), tuttavia trovo che tutte e quattro le storie (i due film e i due libri) siano delle favolose storie d'amore e di costume degli anni '90 e che siano 4 storie assolutamente distinte! Certo, è facile riscrivere una storia d'amore sulla base di una collaudata già da un Bicentenario come Pride and Prejudice o Persuasion, ma la Fielding è riuscita comunque a creare qualcosa di enorme, se dai suoi romanzi - e soprattutto dai film da essi tratti - è nato un boom di proporzioni planetarie, che alla fine si è distaccato dalla costola Jane Austen (ancora oggi c'è tantissima gente che non si rende conto che i due Diari sono spin-off dei romanzi di Jane Austen!). Beh, non posso negare il successo che hanno sortito questi due diari, forse quelli erano gli anni giusti per un prodotto del genere, resto, però, ferma su un punto, le versioni cinematografiche hanno (a mio parere) il merito esclusivo di vedere protagonisti tre attori d'eccezione, perfetti interpreti dei propri personaggi, che hanno reso fluido ciò che nei diari è frammentario, il pensiero di Bridget e il corso degli eventi, oltre ad aggiungere quel ritmo necessario all'humor che fa di una storia comune una commedia brillante. 
La BJ dello schermo mi appare più coerente con la realtà. Ed è per questo che ci fa tanto ridere e ci dà speranza e carica. È molto più simile a noi donne adulte fagocitate dalla vita quotidiana e dai sobbalzi della nostra anima. Su questo siamo assolutamente d'accordo: è vero che la Bridget dello schermo sembra più reale da quella del libro. Forse però ciò dipende ancora una volta, dalla 'formula Diario'. Quante stupidaggini appuntiamo sul diario? Pensieri intimi spesso meschini, oppure riflessioni gratificanti per un particolare stato d'animo, che ci fanno sentire delle complete idiote se rilette a distanza di uno/due anni? Concordo con le tue perplessità, Gee, un diario è forse ancora più frammetario e disarticolato di uno scambio epistolare, però, anche nei film è Bridget la voce narrante, è lei che lega (in modo assai migliore) gli episodi, impedendo allo spettatore di perdersi nei meandri dei suoi pensieri e cambi d'umore. Inoltre, il diario è la testimonianza più diretta del carattere del suo proprietario, dunque, secondo quanto ha già detto LizzyS, ne risulta che la Bridget dei libri è molto meno rassicurante di quella dello schermo, troppo disorganizzata, facile ai cambi d'opinione, poco riflessiva, insomma, un'immatura alla quale non ci sentiamo, né aspiriamo di assomigliare! Beh, ma i cambi di opinione fanno parte dell'animo umano! E guai a rimanere saldi su una presa di posizione, rischieremmo di trasformarci in Lady Catherine de Bourgh!
Ho fatto molte risate a pagina aperta, non lo nego, ma le situazioni paradossali che vengono raccontate non hanno la brillantezza necessaria a sostenerle e alla lunga diventano pesanti, addirittura noiose. Il gioco dell'assurdo affidato al personaggio di Pam, la madre, nel primo libro è esilarante ma in questo è fine a se stesso e sulla distanza è stancante. Sì, Wellington in questo romanzo non è all'altezza di Julio nel primo, anche perché sembra che si scada nello stesso cliché, sebbene sia lui a ispirare Pam e Mrs Darcy - in quanto 'anziani' della comunità - nel tentativo di sistemare le cose fra Mark e Bridget. Vero, le storie secondarie, assieme ai personaggi che li vedono protagonisti, sono meno incisive, mi è mancata molto Pam!
Ho un dubbio: se uscissero oggi questi libri, avrebbero lo stesso successo? Credo di no. Gli anni in cui sono usciti erano segnati da un tipo di donna opposta, mascolinamente votata alla carriera e al successo a tutti i costi, e riconosco il merito di Bridget di essere stata un elemento di rottura, di espressione di un'esigenza che scorreva sotterranea nella società - e che poi, in letteratura, ha dato vita alla chick-lit di cui questi 2 libri possono essere considerati i capolavori.
Ma letti oggi, perdono un po' del loro smalto, non trovate?...
Naturalmente LizzyS! Ma sono lo specchio della società degli anni '90, è logico che oggi siano superati. Oggi un'eroina trentenne sarebbe ben diversa da Bridget: sono passati vent'anni e sono cambiate un bel po' di cose...
Sarebbe interessante conoscere, a tal proposito, com'è vista la Bridget Jones degli anni '90 dalle generazioni successive... E immaginare la nostra eroina protagonista della stessa storia vent'anni dopo, probabilmente sarebbe una single di 40 anni, alle prese con la ricerca di un posto di lavoro inesistente, per cui non ha più un'età vantaggiosa (vedi criteri di scelta under 26 pro-sgravi fiscali), la presenza (è necessario essere belle, snelle e dire sempre sì) e le energie per sopportarne i ritmi, forse, non avrebbe neanche tempo di divagare sul possibile futuro col primo, il secondo, il terzo, ecc. uomo che incontra nell'arco di un giorno!  
Facciamo ora qualche riflessione positiva.
Dopo questa rinfrescata, ci vuole! Sì!
Divertente e molto sottile l'ironia sui manuali di auto-aiuto: unica fonte di conoscenza per BJ (e si vede che danni combina!), non è un caso che Darcy tenti di buttarglieli via - o almeno così sembra... Anche in questo caso ci troviamo davanti a un fenomeno del costume degli anni '90. Probabilmente la Fielding era divertita da queste pubblicazioni (o magari era anche lei una maniaca come Bridget e i suoi amici!), i cui nomi fanno pensare che siano inventati, tanto sono ridicoli, invece si tratta di libri pubblicati! Basta provare a cercare il nome di John Gray, l'autore di Men Are from Mars, Women Are from Venus per realizzare che conta al suo attivo ben 17 pubblicazioni di questo genere! LoL! Difatti, quando Bridget trova il (ahimé, sbagliato!) biglietto di Mark, legge la poesia come se fosse un manuale, finisce per impararla a memoria nel tentativo di comprenderne il significato che, è convinta, lui ha voluto intendere citandola.
Molto azzeccati e piacevoli i riferimenti a Persuasion e il loro adattamento alla storia di BJ.
Bridget ha lasciato (o si è fatta lasciare?) perché convinta dai suoi amici (e dai manuali di auto-aiuto), proprio come Anne Elliot.
Anche l'atteggiamento di questi amici ricorda quello di chi circonda Anne: Shaz e Jude, più che Tom, le danno ordini più che consigli, tra l'altro predicando benissimo e razzolando all'opposto (inneggiano alla singlitudine ma  poi sono fidanzatissime). Esattamente, gli amici sono al pari dei manuali, degli elargitori di frasi fatte e consigli infallibili, per fortuna, saranno le loro azioni, ovvero i fatti, a essere d'aiuto a Bridget e a conferire valore al rapporto d'amicizia. Tom in questo romanzo ha brillato per la sua assenza... (Mi è mancato anche lui!) mentre Magda, l'amica sposata e con figli riveste il ruolo di Mary Elliot Musgrove, con tutte le sue lamentele sulla vita da sposata, sui figli, la sua invidia nei confronti delle amiche single, quindi più libere... Inoltre l'atteggiamento di Bridget verso i suoi amici scimmiotta quello di Anne Elliot, sempre disponibile verso tutti. Tanto altruista da esser invisibile a loro, proprio nel momento del bisogno!
Ed i personaggi di Giles Benwick (vi dice niente questo cognome?) e soprattutto Rebecca sono una perfetta trasposizione moderna di quelli di Persuasion (Rebecca, da perfetta Louisa Musgrove, è persino protagonista di un incidente funzionale alla storia).
Ancora una volta il ruolo dell'antagonista - Mr Elliot - è interpretato da Daniel Cleaver. Però è un ruolo minimo, sebbene al cinema - dovendo essere interpretato da Hugh Grant - sia stato notevolmente ampliato. (Non ne faremo un dispiacere!)
Mr e Mrs Darcy sono l'equivalente dell'Ammiraglio e di Sophia Croft: anche quando Mark fa riferimento a loro e ai loro viaggi in macchina sembra di sentire il Capitano Wentworh che parla della sorella e del cognato che si ribaltava col calesse.
Alcune scene sono riprodotte sul modello di quelle di Persuasione: la prima cena dopo la separazione separazione a cui Bridget/Anne non partecipa, ma che viene presenziata da Mary/Magda (che racconta a Bridget tutto tranne ciò che vorrebbe davvero sapere), il bambino che si aggrappa alla schiena di Bridget alla festa di compleanno (salvata a sorpresa da Mark/Wentworth) [scena deliziosa!], la conversazione fra Mark e Rebecca ascoltata da dietro ai cespugli, in tutto e per tutto simile a quella che Anne ascolta in Persuasione.
Ma soprattutto, sono toccanti e ben riusciti i momenti in cui Mark parla a Bridget indirettamente, a proposito della pessima influenza degli amici, dei manuali di auto-aiuto, e dell'amore senza fine anche se tutto è finito, come se assumesse su di sé anche il ruolo di Anne Elliot... No, io lo trovo sempre il Capitano Wentworth, solo che la Fielding ci fa leggere meglio dentro di lui, più di quanto non abbia fatto Jane Austen. È un po' come se fosse lo spin-off sia di Persuasione che di Captain Wentworth's Diary! Ho trovato letteralmente "adorabile" Mark in questi tentativi di riconciliazione! Mi sono chiesta più volte come potesse essere così cieca Bridget, di fronte a certi episodi, ma la trama doveva procedere così, vero? Spunta persino un simulacro della lettera del Cap. Wentworth, un foglio che Mark riesce a consegnare a Bridget furtivamente, proprio come in Persuasion, e che rispunterà in un momento cruciale. Ma in pieno stile Bridget Jones si rivelerà un intoppo! Ah ah! Se non altro, leggerà qualcosa dal contenuto più aulico di un manuale di auto-aiuto!

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