venerdì 4 luglio 2014

GdL L'enigma di Mansfield Park di Carrie Bebris | La Recensione delle Lizzies

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,

Come nella nostra migliore tradizione, quest'oggi vi proponiamo la nostra recensione de L'enigma di Mansfield Park di Carrie Bebris dal punto di vista delle tre Lizzies, a mo' di chiacchierata tra amiche.
Questo romanzo è stato il secondo Gruppo di Lettura nei festeggiamenti del Bicentenario di Mansfield Park, il primo della Rinascita di Old Friends & New Fancies - Il Diario delle Lizzies.


Dopo la riapertura del blog (ma sempre nella speranza che Google si decida a renderci il maltolto) è la prima recensione che scriviamo a sei mani, e non volevamo lasciarci sfuggire l'occasione più opportuna per la nostra prima rimpatriata. Ci scusiamo dunque per il leggero ritardo, sperando che vogliate condividere con noi le vostre impressioni sul giallo di Carrie Bebris.

Vi ricordiamo che:
LizzyGee scrive in Georgia verde;
LizzyP scrive in Helvetica blu;
LizzyS scrive in Verdana viola.




RECENSIONE DELLE Lizzies

LizzyGee: Cantami, o Diva, l'ira funesta di Lady Catherine
LizzyP: Per fare un mystery ci vuole l’indizio
LizzyS: Storia di Anne, tra le ombre di Mansfield

 e 1/2

Devo, come al solito, fare una premessa. Non era la prima volta che leggevo questo romanzo e la sua lettura è venuta per me cronologicamente subito dopo quella di Sospetto e sensibilità, che considero il peggiore dei sei casi in cui i coniugi Darcy indagano su un qualche delitto. Molto più vicino a Oscar Wilde che a Jane Austen, Sospetto e sensibilità privilegiava così tanto l'aspetto paranormale, da far passare in secondo piano le schermaglie che rendono i coniugi Darcy della Bebris così vicini agli originali e tanto graditi ai lettori. 
L'enigma di Mansfield Park è stata una vera ventata d'aria fresca. Via ogni orpello magico che mi aveva irritato prima in Orgoglio e preveggenza (che poi ho avuto modo di rivalutare proprio nel GdL su Old Friends & New Fancies) e ancor più in Sospetto e sensibilità (sebbene mi avesse commossa ne Le ombre di Pemberley che, pur essendo il terzo volume, ho letto per primo) e vai col giallo classico

Anch’io non ho rispettato esattamente l’ordine cronologico della saga Bebris, ciononostante ricordo che apprezzai l’atmosfera gotica, oggi diremmo ‘paranormal’, che aleggiava in Sospetto e sentimento, non che lo ritenessi coerente con lo stile della Austen, sia chiaro! piuttosto come omaggio a quel genere fantastico, nella fattispecie a Mrs. Radcliffe, che era in voga ai suoi tempi e che lei stessa prese a soggetto nella parodia de L’abbazia di Northanger.

Confesso che anche per me è stata una rilettura, in tutti i sensi. Non solo perché ho letto per la seconda volta questo romanzo ma anche perché l'ho trovato... diverso rispetto alla prima. Lo lessi alcuni anni fa, alle mie primissime esperienze di derivati austeniani, e rispettando l'ordine cronologico della pubblicazione. Non so dire che cosa non funzionò nella prima lettura, forse ero ancora molto disturbata dall'impostazione un po' troppo mystery e paranormale dei precedenti e non riuscii a cogliere i vantaggi offerti da una trama puramente gialla e dalle oggettive abilità narrative di Mrs Bebris. Di certo, mi piacque così poco da arrivare a rimuoverlo quasi completamente dalla memoria. Forse, è stato meglio così perché questa rilettura non ha risentito di alcun... pregiudizio.

I primi capitoli, con la festa di fidanzamento del conte Roger Fitzwilliam a Riveton, sono un classico, comune a tutta la letteratura di ambientazione Regency, rispecchiando la vita di società di cui la stessa Jane Austen ci ha dato un assaggio, o meglio ci ha fatto fare una gran scorpacciata di cui però non ci stancheremmo mai

Judi Dench - Lady Catherine de Bourgh in Orgoglio e pregiudizio 2005
La presenza di Lady Catherine, fedelissima all'originale, e le sue trame per sistemare la figlia - che ha ormai perso il suo presunto fidanzato dalla culla, Mr. Darcy - sono altamente intriganti e ben congegnate. E ancor più avvincente è la coalizione di cugini (Darcy, Elizabeth e Fitzwillam) che prendono sotto la loro ala protettrice la povera succube Anne e cercano di farle godere almeno un po' la festa.

Quando poi la nostra 'eroina' fugge con Mr. Crawford, l'ira funesta di Lady Catherine è appassionante ed esilarante, tanto che gli accordi matrimoniali col neo-genero hanno generato in me una grande ammirazione. In fondo, lei vuole proteggere Anne e la sua eredità non solo in quanto figlia, ma proprio in quanto donna, bistrattata dalle leggi della società maschile e maschilista. Io l'ho definita una tigre, anche se poi, la sua ostinazione nel cercare un legame conveniente piuttosto che affettivo fa ridimensionare l'apprezzamento.

Concordo con te sulla maggior attinenza descrittiva dei coniugi Darcy agli originali in questa avventura, sebbene non sia altrettanto d’accordo con la prepotente presenza di Lady De Bourgh, a mio avviso, troppo portata ai limiti. Il suo massimo grado di ‘furia’ si era espresso nel noto confronto finale con Lizzie in Orgoglio e pregiudizio, quindi mi sono parsi esagerati i toni, spesso dimentichi dell’etichetta e della condotta di una Lady, cui l’ha portata la Bebris in questo romanzo; insomma, capisco che si tratti della sua amatissima figlia, ma perdere il controllo sino a offendere senza mezzi termini e senza il sarcasmo pungente di cui sappiamo sia ben armata, mi pare troppo.

Jennifer Ehle (Elizabeth Bennet) e Barbara Leigh-Hunt (Lady De Bourgh)
in Pride and prejudice (BBC 1995)
Beh, ma lei non è che sia così cortese con le persone che considera inferiori. Non dimentichiamo il commento rivolto a Elizabeth in visita a Rosings:
"L'ho detto diverse volte anche a Miss Bennet, che non suonerà mai davvero bene, a meno che non si eserciti di più; e anche se Mrs. Collins non ha uno strumento, sarà tutti i giorni la benvenuta a Rosings, come le ho detto spesso, se verrà a suonare il pianoforte nella stanza di Mrs. Jenkinson. Non darà fastidio a nessuno, lo sapete, in quella parte della casa." (Orgoglio e pregiudizio, cap. 31, Traduzione di Giuseppe Ierolli)
che mise in imbarazzo Mr. Darcy per la maleducazione della zia.

Riguardo ad Anne De Bourgh, la sua scelta mi ha lasciata perplessa nelle motivazioni, non mi è sembrata né quella di una sciocca ragazzina (vista l'età e nonostante il fidanzamento segreto) che cede all'illlusione di una romanzo d'amore, né una ribellione cosciente alle mire della dispotica madre. Probabilmente, l'intento della Bebris era quello di evocare Ragione e sentimento, facendo di Anne una Marianne, di Crawford un Willoughby e di Fitzwilliam un Colonnello Brandon, orientando la trama verso questo romanzo austeniano più che a quello citato nel titolo. 

David Morrissey (Colonnello Brandon), Charity Wakefield (Marianne Dashwood)
e Dominic Cooper (Willoughby) in Sense and Sensibility (BBC 2008)
Sono stata particolarmente colpita dal personaggio di Anne De Bourgh e dalle sue vicende. Nell'originale di Jane Austen, ella vive solo nelle parole di sua madre o di altri personaggi, non vive per se stessa, nemmeno quando è presente sulla scena. Il suo annullamento qui trova uno dei possibili riscatti, ed è di tipo estremo: credo non sia un caso, infatti, che l'autrice abbia voluto metterla insieme a Henry Crawford, il villain per eccellenza del microcosmo austeniano. Si tratta di un fatto dirompente per Anne, una vera follia, una sorta di “rivoluzione” necessaria a operare uno strappo drastico con la sua vita di sempre e con le persone che la abitano, e che alla fine le permetterà il ritorno ad una vita ordinaria ma su basi più consapevoli e solide. Chi mi consce sa che ho un debole per Anne: quando chiudo Orgoglio e Pregiudizio, penso sempre a quale riscatto potrei architettare per lei, regalandole finalmente la vita autonoma che non ha mai potuto vivere all'ombra di Lady Catherine.

La Bebris sembra più concentrata sui personaggi di Orgoglio e pregiudizio, che continuano a essere convincenti, che su quelli di Mansfield Park, che dovrebbero essere i coprotagonisti dell'Enigma, ma che invece sono piuttosto latitanti e, quando compaiono, sono piuttosto scialbi, delle macchiette degli originali. Il più presente, Henry Crawford - che appare, scompare e muore ben due volte! -, è lontanissimo dal personaggio di Jane Austen; più che altro la Bebris lo vede come un cavaliere errante pronto a salvare fanciulle in difficoltà, offrendo la propria mano, non importa che questa sia stata già donata abbondantemente in precedenza! 

Alessandro Nivola - Henry Crawford in Mansfield Park 1999
I personaggi di Mansfield Park, posso dire decisamente, mi sono mancati! Non so quali siano le ragioni della Bebris dietro alla scelta di lasciarli dietro le quinte, forse MP non è il romanzo che preferisce della Austen, resta ad ogni modo l’amaro in bocca per questa mancanza, sono sicura che una maggior partecipazione di questi avrebbe aiutato anche la trama, inibito gli eccessi di Lady Catherine e arricchito di nuovi spunti e punti di vista il mistero. Henry Crawford non mi è dispiaciuto nel suo duplice ruolo di villain e vittima, avrei voluto leggere gli sviluppi possibili dopo la perdita della memoria, un’escamotage che, personalmente, avrei sfruttato per complicare la trama aggiungendo moventi e sospetti nella mente del lettore, ma capisco che il mio parere è viziato dal bagaglio dei classici deduttivi made in Doyle, Christie e Collins. 

Per quanto riguarda la parte prettamente giallistica, neanch'io ho trovato il caso eccezionalmente avvincente. Questa presunta morte, con amnesia e successiva morte effettiva è poco credibile e anche il movente mi è sembrato un po' tirato per i capelli

D'accordo con entrambe, sia sula trama gialla, non proprio articolata e originale, sia sui personaggi del romanzo "ospite". Infatti, dispiace vedere come i grandi protagonisti di Mansfield Park siano relegati al ruolo di comprimari o a malapena citati (come nel caso di Mary Crawford). Lo stesso Henry appare sfocato e più debole - un egoista, sì, ma sprovveduto (un po' alla Wickham, come lo stesso Darcy arriva a dire nel corso della vicenda). 
Tuttavia, credo che questo atteggiamento prudente abbia evitato all'autrice di cimentarsi con personaggi assai delicati (e rischiosi) da trattare, come dimostra il "suo" Henry Crwford, e le abbia permesso di concentrarsi su ciò che, in fondo, è il vero tema centrale di queste indagini, cioè le avventure gialle dei coniugi Darcy e, in sostanza, un sequel di Orgoglio e Pregiudizio.
Ed è proprio su questo punto che Carrie Bebris conferma una delle sue abilità di narratrice di romanzi derivati: la coppia d'oro austeniana è sempre trattata con grande efficacia e il massimo rispetto dell'originale. Le scene della vita di coppia di Darcy ed Elizabeth sono senza dubbio tra le più belle e appaganti che mi sia capitato di leggere nella mia ormai lunga frequentazione di questo particolare genere letterario e varrebbero, anche da sole, la lettura dell'intera serie.



Molto buona, invece, la ricostruzione storica delle armi da fuoco del periodo, con una eccellente prova di traduzione da parte di Alessandro Zabini, come sempre.

Concordo con te sull’attenzione dedicata alla parte storica e documentativa legata alle modalità dei duelli, sebbene, nonostante i buoni spunti narrativi, la trama resti povera di elementi deduttivi, pochi fili lasciati al caso e una risoluzione non praticabile dal lettore per la suddetta mancanza di indizi disseminati ad hoc e ricollegati in un ragionamento logico evidente che fa di un mistero un ottimo giallo.

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