Carissimi Lettori e Amici di Old Friends & New Fancies,
Dopo un breve periodo di riflessione al termine di questo sesto gruppo di lettura nell'ambito del Mansfield Park Bicentenary, recensiamo oggi Murder At Mansfield Park di Lynn Shepherd, una lettura piuttosto anomala tra i derivati austeniani, sebbene rientri tra i gialli letterari, quindi nello stesso filone dei romanzi di Barron e Bebris.
Niente di speciale, dunque. Eppure Murder at Mansfield Park dà subito un'impressione diversa, e oggi cercheremo di analizzarne il motivo.
La prima impressione di Murder at Mansfield Park è di stordimento: il lettore, che si attende una semplice variazione della storia di Mansfield Park con delitto, non può non sentirsi spaesato tra personaggi così differenti dai loro originali austeniani da confonderlo.
Spesso mi sono ritrovata a dover fare per l'ennesima volta mente locale tra i dati forniti dalla Shepherd sui personaggi, tanto erano diverse le loro caratteristiche dal romanzo di Jane Austen. Ma l'autrice non si è limitata a prendere solo i loro nomi; la Shepherd ha ricreato situazioni molto simili a quelle di Mansfield Park e caratteri analoghi, solo che li ha poi attribuiti ad altri personaggi.
Cominciamo da Fanny Price: la giovane, lungi dall'essere la modesta e remissiva parente povera è una ricchissima orfana cresciuta da Sir Thomas sino a diventare una fanciulla arrogante e orgogliosa, viziata oltre ogni limite dalla Zia Norris, con lusinghe e privilegi che in Mansfield Park erano riservati a Maria Bertram.
Maria è qui più giovane di Fanny. È anche lei orgogliosa, essendo la figlia di un baronetto, ma accampa meno diritti del personaggio di Jane Austen, essendo fornita di una dote meno cospicua di quella di Fanny.
Nel corso della rappresentazione teatrale (Lovers Vows, anche la commedia resta inalterata), Mr. Rushworth – che è tutt'altro che lo stolto creato da Jane Austen – si diverte a corteggiare entrambe le giovani, creando il triangolo amoroso che in Mansfield Park vedeva ai tre vertici Henry Crawford, Maria e Julia, sostituiti qui da Rushworth, Fanny e Maria (sia ben chiaro che Maria, pur facendo parte del triangolo, qui riveste il ruolo che fu di Julia).
E si potrebbe continuare così, per quello che io considero uno scambio di ruoli anche un po' pirandelliano, volendo: è come se ci trovassimo di fronte a una compagnia teatrale in cui gli attori si siano divertiti a scambiarsi le parti recitando sempre la stessa commedia, interpretando di sera in sera un ruolo diverso e lasciando il pubblico stupito e confuso. Per farvi capire meglio: sarebbe come vedere Orgoglio e pregiudizio 1995 con Colin Firth che interpreta il ruolo di Wickham, Crispin Bonham Carter (Bingley) che fa la parte di Darcy, David Bamber (Mr. Collins) che fa la parte di Bingley e Adrian Lukis (Wickham) che fa la parte di Mr. Collins.
Forse non è un caso che la Shepherd abbia scelto proprio Mansfield Park come romanzo austeniano da rivoluzionare in questo modo, dal momento che è proprio in esso che il teatro ha un ruolo tanto dominante, non soltanto col tentativo di recitare Lovers Vows e l'allestimento di un vero e proprio teatro casalingo – e neanche troppo modesto – ma con i riferimenti a Shakespeare, alla declamazione di versi e alla lettura ad alta voce.
E, finché non ci si abitua – e non è di certo facile –, non si riesce a gustare appieno la storia.
L'unico personaggio che sembra rimanere se stesso è Edmund, solo che qui non ci troviamo davanti a Edmund Bertram, bensì Edmund Norris, figlio di primo letto del ricco Mr. Norris e figliastro di Miss Ward in Norris, uno dei personaggi austeniani più negativi – se non addirittura il più negativo. Per colorire ulteriormente di austenianità questo personaggio, la Shepherd le attribuisce atteggiamenti da Lady Catherine de Bourgh nel ribadire il fidanzamento tra il suo figliastro Edmund e la ricca Fanny.
Ad aggiungere confusione su confusione c'è poi lo stile che cita Jane Austen a ogni piè sospinto, con brani tratti da tutti i suoi scritti, lettere comprese, dando l'impressione di quasi autenticità. In questo la Shepherd si rivela una maestra del collage, più che un'abile imitatrice.
Tuttavia, dalla seconda parte del romanzo, la Shepherd comincia a liberarsi dalle pastoie austeniane per avventurarsi nel romanzo giallo.
La comparsa dell'investigatore Charles Maddox dei Bow Street Runners, sembra far virare il romanzo di rotta. Anche lo stile lascia da parte i collage austeniani per diventare più concreto, ispirandosi ai più illustri investigatori letterari, non ultimo Sherlock Holmes.
Mary Crawford resta sempre protagonista sebbene, anche in questo caso, continui a recitare un ruolo non suo, per quello che è stato definito nel corso del Gruppo di Lettura un vero e proprio Upsidedown.
Il fattore giallo lascia un po' a desiderare, dal momento che la Shepherd consente a troppi personaggi di andar via prima del delitto, tenendo a sua disposizione ben pochi sospetti. Il lettore, inoltre, non viene coinvolto attivamente nelle indagini, ritrovandosi spesso davanti a situazioni già parzialmente, se non totalmente, risolte da Maddox.
In definitiva una lettura scorrevole, che lascia però il lettore perplesso per buona parte del romanzo. A tutt'oggi non riesco a esprimere con decisione un parere: non so se il libro mi sia piaciuto davvero o meno. Le quattro stelle sono infatti un premio per l'originalità nel capovolgere i ruoli e per l'abilità di collagista della Shepherd.
Speriamo che qualche casa editrice italica voglia tradurre questo romanzo, in modo che tutti i Janeites italiani possano valutare di persona questo thriller letterario.
Niente di speciale, dunque. Eppure Murder at Mansfield Park dà subito un'impressione diversa, e oggi cercheremo di analizzarne il motivo.
Recensione di LizzyGee
Scambio di ruoli
La prima impressione di Murder at Mansfield Park è di stordimento: il lettore, che si attende una semplice variazione della storia di Mansfield Park con delitto, non può non sentirsi spaesato tra personaggi così differenti dai loro originali austeniani da confonderlo.
Spesso mi sono ritrovata a dover fare per l'ennesima volta mente locale tra i dati forniti dalla Shepherd sui personaggi, tanto erano diverse le loro caratteristiche dal romanzo di Jane Austen. Ma l'autrice non si è limitata a prendere solo i loro nomi; la Shepherd ha ricreato situazioni molto simili a quelle di Mansfield Park e caratteri analoghi, solo che li ha poi attribuiti ad altri personaggi.
Frances O'Connor - Fanny Price in Mansfield Park 1999 |
Maria è qui più giovane di Fanny. È anche lei orgogliosa, essendo la figlia di un baronetto, ma accampa meno diritti del personaggio di Jane Austen, essendo fornita di una dote meno cospicua di quella di Fanny.
Nel corso della rappresentazione teatrale (Lovers Vows, anche la commedia resta inalterata), Mr. Rushworth – che è tutt'altro che lo stolto creato da Jane Austen – si diverte a corteggiare entrambe le giovani, creando il triangolo amoroso che in Mansfield Park vedeva ai tre vertici Henry Crawford, Maria e Julia, sostituiti qui da Rushworth, Fanny e Maria (sia ben chiaro che Maria, pur facendo parte del triangolo, qui riveste il ruolo che fu di Julia).
E si potrebbe continuare così, per quello che io considero uno scambio di ruoli anche un po' pirandelliano, volendo: è come se ci trovassimo di fronte a una compagnia teatrale in cui gli attori si siano divertiti a scambiarsi le parti recitando sempre la stessa commedia, interpretando di sera in sera un ruolo diverso e lasciando il pubblico stupito e confuso. Per farvi capire meglio: sarebbe come vedere Orgoglio e pregiudizio 1995 con Colin Firth che interpreta il ruolo di Wickham, Crispin Bonham Carter (Bingley) che fa la parte di Darcy, David Bamber (Mr. Collins) che fa la parte di Bingley e Adrian Lukis (Wickham) che fa la parte di Mr. Collins.
Forse non è un caso che la Shepherd abbia scelto proprio Mansfield Park come romanzo austeniano da rivoluzionare in questo modo, dal momento che è proprio in esso che il teatro ha un ruolo tanto dominante, non soltanto col tentativo di recitare Lovers Vows e l'allestimento di un vero e proprio teatro casalingo – e neanche troppo modesto – ma con i riferimenti a Shakespeare, alla declamazione di versi e alla lettura ad alta voce.
E, finché non ci si abitua – e non è di certo facile –, non si riesce a gustare appieno la storia.
L'unico personaggio che sembra rimanere se stesso è Edmund, solo che qui non ci troviamo davanti a Edmund Bertram, bensì Edmund Norris, figlio di primo letto del ricco Mr. Norris e figliastro di Miss Ward in Norris, uno dei personaggi austeniani più negativi – se non addirittura il più negativo. Per colorire ulteriormente di austenianità questo personaggio, la Shepherd le attribuisce atteggiamenti da Lady Catherine de Bourgh nel ribadire il fidanzamento tra il suo figliastro Edmund e la ricca Fanny.
Ad aggiungere confusione su confusione c'è poi lo stile che cita Jane Austen a ogni piè sospinto, con brani tratti da tutti i suoi scritti, lettere comprese, dando l'impressione di quasi autenticità. In questo la Shepherd si rivela una maestra del collage, più che un'abile imitatrice.
Tuttavia, dalla seconda parte del romanzo, la Shepherd comincia a liberarsi dalle pastoie austeniane per avventurarsi nel romanzo giallo.
La comparsa dell'investigatore Charles Maddox dei Bow Street Runners, sembra far virare il romanzo di rotta. Anche lo stile lascia da parte i collage austeniani per diventare più concreto, ispirandosi ai più illustri investigatori letterari, non ultimo Sherlock Holmes.
Hayley Atwell - Mary Crawford in Mansfield Park 2007 |
Il fattore giallo lascia un po' a desiderare, dal momento che la Shepherd consente a troppi personaggi di andar via prima del delitto, tenendo a sua disposizione ben pochi sospetti. Il lettore, inoltre, non viene coinvolto attivamente nelle indagini, ritrovandosi spesso davanti a situazioni già parzialmente, se non totalmente, risolte da Maddox.
In definitiva una lettura scorrevole, che lascia però il lettore perplesso per buona parte del romanzo. A tutt'oggi non riesco a esprimere con decisione un parere: non so se il libro mi sia piaciuto davvero o meno. Le quattro stelle sono infatti un premio per l'originalità nel capovolgere i ruoli e per l'abilità di collagista della Shepherd.
Speriamo che qualche casa editrice italica voglia tradurre questo romanzo, in modo che tutti i Janeites italiani possano valutare di persona questo thriller letterario.
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2 commenti:
Ieri l'ho finalmente finito e concordo con tutta la recensione: dallo stordimento iniziale del lettore, dovuto soprattutto al ribaltamento dei ruoli dei personaggi originali di MP, alla bravura di Lynn Sheperd nel ricreare lo stile austeniano.
Devo ammettere che ho trovato molto piacevole la parte "crime": qui la scrittrice ha potuto tirare in ballo tutta la sua fantasia e ha fatto entrare in scena il personaggio di Charles Maddox, che effettivamente ricorda alcune caratteristiche di Sherlock Holmes. Forse l'intreccio giallo arriva tardi, ovvero a metà del romanzo, e ciò ha reso la lettura non così scorrevole come avrei voluto.
Tutto sommato un romanzo gradevole, il mio voto è di 3 stelline e mezzo. Sono sicura che potrei tentare l'approccio con altri derivati dell'autrice.
Grazie, come sempre, per il suggerimento e l'organizzazione del GDL :)
Grazie a te, Gwen, per aver partecipato con interesse, come sempre! :)
In effetti, Charles Maddox è protagonista di un'intera serie di romanzi di Lynn Shepherd, come puoi vedere qui su Goodreads:
https://www.goodreads.com/series/106586-charles-maddox
Se leggi altro, facci sapere! ;)
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