Carissimi Lettori,
dopo aver condiviso con voi l'esperienza di questo Gruppo di Lettura in Italiano, Tutto da Capo (The Three Weissmanns of Westport) di Cathleen Schine, pubblichiamo oggi le nostre recensioni, per la prima volta, forse, un po' discordanti, perché lo spin-off di Ragione e Sentimento in chiave moderna è stato vissuto da ciascuna di noi in modo diverso, a seconda delle nostre differenti esperienze di vita.
Per chi volesse compiere a ritroso il percorso del GdL, vi lasciamo un po' di
Ed eccovi le nostre recensioni:
☞ Tutto da capo: un titolo a doppia valenza di LizzyGee
☞ Tempi Moderni di LizzyP
☞ Nobody here but us, chickens (ovvero: ragazze di ieri nel mondo d'oggi) di LizzyS
Recensione di LizzyGee
Tutto da Capo: un titolo a doppia valenza
Il titolo italiano dello spin-off di Ragione e Sentimento scritto da Cathleen Schine mi sembra particolarmente azzeccato, perché non solo richiama la trama del romanzo, alludendo alle tre Weissmann che devono ricominciare una nuova vita a Westport, ma sta anche ad evidenziare la ciclicità della vita, il ripetersi ancora e ancora di situazioni analoghe, dove cambiano i nomi, i personaggi e le relazioni fra loro, ma in realtà la storia continua a ripetersi, ed Annie e Miranda si troveranno in circostanze analoghe a quelle vissute da Elinor e Marianne duecento anni prima.
Edward Hopper - The Long Leg 1935 |
Come tutti i romanzi di Jane Austen erano specchio della società del tempo, degli svaghi e delle consuetudini dell’alta borghesia all’inizio dell’Ottocento, analogamente la Schine ci mostra la società dei nostri giorni, con l’età notevolmente proiettata in avanti, grazie alla più alta aspettativa di vita, dove una quarantenne, considerata decrepita da Marianne, è ancora una donna giovane. Londra di Ragione e Sentimento diventa Palm Springs, in cui i pensionati si trasferiscono ritrovandosi per la stagione invernale.
Palm Springs |
I personaggi della Schine sono notevoli, con Annie/Elinor attenta ai conti di casa e alle questioni pratiche, Betty/Mrs Dashwood, che fino a quel momento non si è dovuta preoccupare di niente, ed ora non sa da che parte incominciare, e si ostina a considerarsi vedova per non dover riflettere sul male che il marito le ha fatto. In realtà Betty è l’unica che riesce a rassegnarsi all’inesorabile trascorrere del tempo e ad invecchiare con stile.
Edward Hopper - South Carolina Morning 1955 |
Il personaggio di Miranda/Marianne è meraviglioso per la sua complessità: convinta che il mondo sia come lei lo vede, vive in una realtà tutta sua, restando un’adolescente di 49 anni. Per questo motivo, qualunque Willoughby di passaggio riesce a prenderla in giro e a manovrarla, abbindolandola; ciò le accade anche sul lavoro: la bancarotta è inevitabile!
Il rapporto fra Betty e le sue figlie è talmente protettivo e possessivo da lasciare stupefatti. È vero che ogni genitore considera i propri figli sempre dei bambini, ma Betty è addirittura ridicola, soprattutto con il suo atteggiamento da mamma-chioccia nei confronti di Miranda.
Nella sua ricostruzione della trama di Ragione e Sentimento la Schine mantiene lo stesso spirito ironico di Jane Austen che, nel suo caso, sfocia talvolta nel grottesco, con personaggi che risultano quasi macchiette su un sottofondo amaramente reale.
In Tutto da capo le citazioni a romanzi famosi sono innumerevoli. Fra gli altri spiccano i riferimenti a Manderley e a Mrs Danvers da Rebecca la prima moglie di Daphne du Maurier e a Mr Mole e Mr Toad di Toad Hall da Il vento nei salici di Kenneth Graham, ma splendido è l’omaggio al romanzo ‘madre’, di cui non si menzionano, come è ovvio, la trama o i personaggi, ma solo la copia della prima edizione americana.
Al suo staff diceva che stava cercando oggetti rari, e in effetti trovò una lettera sbiadita di George Washington in una cornice di vetro rotto e il primo dei due volumi della prima edizione americana di Ragione e Sentimento.
Tutto sommato, nonostante la trama segua più o meno fedelmente quella del romanzo di Jane Austen, questo romanzo parla di tutt’altro: parla della terza età, dell’invecchiare con stile, senza essere ridicoli, di rassegnarsi allo scorrere del tempo maturando, perché non si può rimanere per sempre adolescenti, quando si è madri, padri, nonni!
Westport Connecticut |
E il finale… beh, il finale è quello che Mrs Schine avrebbe voluto per Ragione e Sentimento, in linea con i tempi, ovviamente. Perché se è vero che si ripete sempre Tutto da capo, non sempre le cose vanno a finire allo stesso modo.
Recensione di LizzyP
Tempi Moderni
Mi sono spesso chiesta cosa avrebbe potuto scrivere Jane Austen se fosse nata in quest'epoca moderna, certamente sarebbe stata una donna diversa, pur conservando quell'acutezza nell'osservazione dei dettagli e quel senso della realtà capace di riparare ogni ingranaggio difettoso con un buon giro di vite d'ironia.
Immaginare i suoi personaggi, le sue storie, catapultati nel clima chiassoso e frenetico della società moderna non è un processo mentale tanto semplice quanto possa sembrare, soprattutto, se si è, come la sottoscritta, così affezionati, persino assuefatti alle atmosfere uniche dei suoi romanzi...
Al contrario, per Cathleen Schine tale passaggio pare sia avvenuto semplicemente in questo romanzo chiaramente ispirato a Ragione e Sentimento, poiché ogni cosa pare esattamente naturale, i personaggi sono quasi tutti nel ruolo che la Austen conferì loro all'epoca, le situazioni distano appena un poco da quelle d'origine, eppure, il tutto è diverso e distante nella sostanza, molto più che nell'apparenza descrittiva, la sola ragione che riesco a trovare per giustificare la Mondadori per la mancata associazione al romanzo austeniano cui si ispira.
La Schine ha riscritto un grande classico con la punta media di un Uniposca fucsia, nello stesso modo in cui un artista contemporaneo rivisita un'opera di un collega romantico, aggiungendo, modificando, tagliando e incollando il nuovo linguaggio che egli stesso rappresenta, in qualità di voce della sua epoca storica e generatore dell'immagine di questa, così da rendere quasi irriconoscibile la fonte d'ispirazione, seppur in apparenza.
Al contrario, per Cathleen Schine tale passaggio pare sia avvenuto semplicemente in questo romanzo chiaramente ispirato a Ragione e Sentimento, poiché ogni cosa pare esattamente naturale, i personaggi sono quasi tutti nel ruolo che la Austen conferì loro all'epoca, le situazioni distano appena un poco da quelle d'origine, eppure, il tutto è diverso e distante nella sostanza, molto più che nell'apparenza descrittiva, la sola ragione che riesco a trovare per giustificare la Mondadori per la mancata associazione al romanzo austeniano cui si ispira.
La Schine ha riscritto un grande classico con la punta media di un Uniposca fucsia, nello stesso modo in cui un artista contemporaneo rivisita un'opera di un collega romantico, aggiungendo, modificando, tagliando e incollando il nuovo linguaggio che egli stesso rappresenta, in qualità di voce della sua epoca storica e generatore dell'immagine di questa, così da rendere quasi irriconoscibile la fonte d'ispirazione, seppur in apparenza.
Annie corrisponde ad Elinor, Miranda a Marianne, Betty, la madre, a Mrs Dashwood, e difatti, per chi ha letto e conosce piuttosto bene Ragione e Sentimento, le somiglianze sono evidenti da subito, ciononostante, l'apparenza inganna...
La situazione che mette in moto la trama è molto diversa da quella del romanzo d'ispirazione e, sebbene possa sembrare un'esagerazione, è addirittura più tragica da un certo punto di vista, poiché implica un “tradimento”, ergo, uno sconvolgimento bivalente, da un lato materiale per le conseguenze oggettive che comporta, dall'altro, drammatico per il livello emotivo che coinvolge le profondità degli animi in gioco.
Forse è solo questo concetto che merita, a mio modesto parere, le tre Austenstars, unitamente a rare brevi frasi elette, che sembrano figlie di una mano diversa da quella ermetica e dissonante dell'Autrice; lungi da me giudicare l'intera opera della Schine, affermata da tempo nel mondo della narrativa moderna, ma la sua scrittura mi è indigesta, forse perché è lontana dallo stile fluido e ragionato dei grandi classici, nuda com'è di quei passaggi armonici di spazio e di tempo di cui necessita la mente (almeno la mia) per comprendere lo sciogliersi degli eventi, il risultato è comunque, a mio vedere, un'installazione d'arte contemporanea, la cui chiave di interpretazione è unica ed astrusa che toglie molto al salmastro insito dei suoi contenuti emozionali.
Annie è necessariamente il personaggio che ho apprezzato maggiormente, forse perché così simile ad Elinor, così assennata, protettiva e, spesso, silenziosa che i suoi pensieri mi sono rimasti più di ogni dialogo a voce alta.
La situazione che mette in moto la trama è molto diversa da quella del romanzo d'ispirazione e, sebbene possa sembrare un'esagerazione, è addirittura più tragica da un certo punto di vista, poiché implica un “tradimento”, ergo, uno sconvolgimento bivalente, da un lato materiale per le conseguenze oggettive che comporta, dall'altro, drammatico per il livello emotivo che coinvolge le profondità degli animi in gioco.
Forse è solo questo concetto che merita, a mio modesto parere, le tre Austenstars, unitamente a rare brevi frasi elette, che sembrano figlie di una mano diversa da quella ermetica e dissonante dell'Autrice; lungi da me giudicare l'intera opera della Schine, affermata da tempo nel mondo della narrativa moderna, ma la sua scrittura mi è indigesta, forse perché è lontana dallo stile fluido e ragionato dei grandi classici, nuda com'è di quei passaggi armonici di spazio e di tempo di cui necessita la mente (almeno la mia) per comprendere lo sciogliersi degli eventi, il risultato è comunque, a mio vedere, un'installazione d'arte contemporanea, la cui chiave di interpretazione è unica ed astrusa che toglie molto al salmastro insito dei suoi contenuti emozionali.
Il romanzo è un viaggio sulle montagne russe dell'animo dei personaggi, se non fosse per il freno a mano tirato della scrittura dissestata dell'autrice che affatica la lettura; la depressione si tocca con mano, alternata raramente a quiete apparente e a repentini scatti d'ira, ma è la malinconia per il passato felice che domina incontrastata, irrorando rancore in dosi abbondanti...forse esagerate.
Annie è necessariamente il personaggio che ho apprezzato maggiormente, forse perché così simile ad Elinor, così assennata, protettiva e, spesso, silenziosa che i suoi pensieri mi sono rimasti più di ogni dialogo a voce alta.
Miranda, sebbene il suo nome richiami più chiaramente Marianne, l'ho trovata troppo spesso ad usare male parole, abusare della lingua per sputare sentenze e la sua nota passionalità non mi è sufficiente a giustificarne il comportamento, anche in un contesto moderno e disincantato come questo.
Betty mi ha delusa profondamente, forse perché ho sperato di vederla reagire in modo più attivo...
Betty mi ha delusa profondamente, forse perché ho sperato di vederla reagire in modo più attivo...
...e Joseph (il padre fedifrago), uomo combattuto fra i sensi di colpa e la voglia di tornare giovane, ha finito col mimetizzarsi con la carta da parati, persino la nuova fiamma, Felicity Barrow (nel ruolo che fu di Mrs John Dashwood) riesce a migliorare rispetto a lui!
Buona la scelta di dare un volto da attore, soprattutto per il legame con la menzogna, al malandrino Willoughby/Kit Maybank, com'è appropriata la scelta delle sorelle Steele mutate (è davvero il caso di dirlo) in due tipiche teenager americane; il cugino Lou e la moglie Rosalyn (i Middletons) nel ruolo di se stessi, amanti della compagnia tanto da trasformare la propria casa in una sorta di centro d'accoglienza!
Il personaggio cui la Schine ha dato l'onore di fare omaggio all'ironia della cara Zia Jane è in assoluto Mr Shpuntov (nel ruolo che era della spassosa Mrs Jennings) che non perde occasione di capire buche per cave o intervenire nei dialoghi altrui consegnando freddure ai posteri neanche fossero preparate.
Le due controparti maschili, Frederick Barrow/Edward Ferrars e Roberts/Colonel Brandon, trovano un ruolo diverso nella storia, ruotando attorno allo stesso fulcro, una scelta ed un esito finale che, devo ammettere, ho approvato; ma se questa nuova soluzione della trama sembra insolita, lo è certo molto di più il lieto fine affidato a Miranda, benché accettabile dal punto di vista di una visione unicamente moderna della storia.
Mi accorgo che, nonostante la loro descrizione frammentaria, i personaggi hanno lasciato in qualche modo traccia, ma più per le paranoie che li animano piuttosto che per l'intensità dei caratteri, ciò che, al contrario, li rende indelebili nello stile della Austen, così geniale nel ritrarli in modo impeccabile con le poche perfette pennellate suggerite dal suo talento.
Dunque, una lettura che, a dispetto delle sole 300 pagine, ho faticato a terminare, probabilmente per le mie preferenze di stile, ma credo che anche il bagaglio di depressione che porta con se ogni capitolo abbia contribuito ad appesantire una storia, altrimenti interessante, in particolare per le scelte divergenti dal romanzo d'ispirazione e per l'ispirazione stessa.
Le due controparti maschili, Frederick Barrow/Edward Ferrars e Roberts/Colonel Brandon, trovano un ruolo diverso nella storia, ruotando attorno allo stesso fulcro, una scelta ed un esito finale che, devo ammettere, ho approvato; ma se questa nuova soluzione della trama sembra insolita, lo è certo molto di più il lieto fine affidato a Miranda, benché accettabile dal punto di vista di una visione unicamente moderna della storia.
Dunque, una lettura che, a dispetto delle sole 300 pagine, ho faticato a terminare, probabilmente per le mie preferenze di stile, ma credo che anche il bagaglio di depressione che porta con se ogni capitolo abbia contribuito ad appesantire una storia, altrimenti interessante, in particolare per le scelte divergenti dal romanzo d'ispirazione e per l'ispirazione stessa.
Recensione di LizzyS
Nobody here but us, chickens
(Ovvero: ragazze di ieri nel mondo d'oggi)
Essendo una riscrittura ambientata in epoca moderna, qui le sorelle Dashwood (che da tre diventano due perdendo un personaggio a me molto caro, Margaret) sono intorno ai 50 anni ed hanno già molta vita lavorativa e sentimentale alle spalle: la più grande, Annie/Elinor, ha al proprio attivo un divorzio, due figli maschi ormai grandi, una libreria bene avviata; l'altra, Miranda/Marianne, si ritrova con una miriade di relazioni fallimentari, nessun figlio, un'attività di agente letterario fallita a causa di un recente scandalo scaturito da una frode commessa a sua insaputa.
Edward Hopper - Hotel Room 1931 |
Edward Hopper - Cape Cod Afternoon 1936 |
I personaggi secondari, grandi "protagonisti" nell'originale austeniano, qui sono meno presenti ma sempre puntualmente funzionali alla vicenda. Anche se la loro caratterizzazione mi è sembrata sconfinare troppo spesso nel macchiettismo e difettare notevolmente di identità. Tanto che, lo confesso, ancora negli ultimi capitoli faticavo ad associare i nomi ai personaggi!
E fatico a perdonare alla Schine di aver fatto quasi sparire il Col. Brandon (qui: Roberts)...
Ma, molte sono le intuizioni/trasposizioni azzeccate: su tutte, segnalo le sorelle Steele che qui sono due ventenni accoppiate in un binomio tragi-comico, Amber & Crystal, perfetta incarnazione di una gioventù senza senso di responsabilità, superficiale e materialista, il cui pensiero è nomade ed instabile esattamente come il lavoro di queste due ragazze (house-sitting, cioè la custodia delle case che rimangono vuote per alcuni mesi all'anno).
E fatico a perdonare alla Schine di aver fatto quasi sparire il Col. Brandon (qui: Roberts)...
Edward Hopper - Summer Evening 1947 |
Il mio giudizio sostanzialmente negativo su questo libro, tuttavia, non dipende tanto dalle modifiche che inevitabilmente una riscrittura comporta.
Certo, alla fine tutto si tiene e l'epilogo è una perfetta logica conseguenza della trama costruita dall'autrice.
Edward Hopper - Rooms by the sea 1951 |
Un'ultima nota: la Mondadori non sembra essersi accorta che è un derivato da S&S (nonostante le note di copertina dell'edizione originale o le tante recensioni lo dicano apertamente). Forse è stata una scelta ponderata ma in questo bicentenario avrebbe potuto essere un'ottima occasione (anche commerciale) per una sinergia di vendita con l'originale austeniano (già in catalogo). Peccato.
0 commenti:
Posta un commento